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Incontro 12 aprile 2011
Ore 21.00.
Si discuterà del libro di Hermann Hesse "Siddharta" scelto nell' incontro precedente.
L'incontro è aperto a tutti anche a chi non ha partecipato al primo incontro, a chi non ha letto il libro… con la massima liberta per tutti.
Si deciderà poi il prossimo libro da leggere.
NOTA. L'incontro si svolgerà nei locali della Biblioteca del Comune di Monte Porzio (PU) in P.zza Garibaldi 3 (secondo piano).
Resoconto dell'incontro.
Breve riassunto del libro Siddharta.
Figlio di un sacerdote bramino, Siddharta si dimostra presto uno spirito diverso e superiore; apprende le dottrine sull’Atman, quelle che parlano di unità tra individuo e anima universale, è benvoluto da amici e parenti, in particolare dal suo coetaneo Govinda che è convinto che gli dei abbiano in serbo per il suo compagno un destino superiore, eppure il giovane non è soddisfatto di sé e della sua vita.
Un giorno Siddharta incontra i Samana, gli asceti vagabondi che praticano il digiuno e il disprezzo del mondo; di fronte alla loro passione che li spinge alla rinuncia e all’annientamento della personalità decide di seguirli insieme a Govinda.
Cominciano così a praticare assiduamente gli esercizi e i digiuni della vita ascetica, soprattutto Siddharta, che impara a distaccarsi completamente dall’Io, riuscendo a divenire pietra, avvoltoio o scheletro, però ben presto lo assalgono i dubbi, perché riesce a distaccarsi ma al suo Io poi deve sempre fare ritorno, la liberazione non è mai completa, ed è perplesso anche perché riflette sul fatto che il suo maestro, il più anziano dei Samana, non ha ancora raggiunto il Nirvana, la liberazione dal ciclo delle nascite e delle morti, né mai lo raggiungerà.
Siddharta è convinto che nella ricerca della beatitudine non si può imparare niente che non si trovi già all’interno della propria vita, e questa convinzione si rafforza maggiormente dopo aver incontrato il Buddha, un uomo liberatosi dalla ruota delle reincarnazioni, che gira per il paese predicando, col quale ha un lungo colloquio in cui gli espone le proprie perplessità, ma che non segue, al contrario di Govinda, perché deve trovare da solo una via personale.
Ora Siddharta è consapevole che nel cammino della conoscenza gli è mancato un elemento fondamentale: se stesso. Non è più tempo di pensare al passato, adesso lo aspetta la vita.
Il sole, l’aria, gli uccelli, le notti, gli animali, tutto ciò che aveva considerato illusione, il mondo intero, ora gli appare bello, e così riconfortato prosegue la sua ricerca, che solo a questo punto comincia veramente, e che lo porterà ad attraversare esperienze diverse, dalla sensualità (l’amore per Kamala), al materialismo (il commercio), allo scoramento (l’idea del suicidio), al misticismo (l’illuminazione).
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Conclusioni
Il racconto della vita di Siddharta insegna a ricavare il massimo dalla vita apprezzando ciò che ci circonda e sfruttando al massimo le proprie capacità e il proprio potenziale, ma ci fa anche capire che non bisogna perdere di vista né la propria meta, né i propri punti di riferimento e che bisogna dare ascolto soprattutto all’istinto, che magari lì per lì ci può far sbagliare, ma ciò che è fatto d’istinto è sempre la migliore esperienza di vita possibile.
L’ultima affermazione dell’autore è che la saggezza non si può trasmettere come le conoscenze, ma ognuno deve maturare interiormente fino a raggiungere questo stato mentale.
Per il prossimo incontro, martedi 24 maggio 2011 ore 21.00, è stato deciso di fare ancora un incontro sulla cultura indiana.
Sono stati proposti i seguenti libri da leggere (VEDI COMMENTO):
- Le gesta del Budda (Asvaghosa)
- Il mio oriente (Schopenhaur)
- Diventare Dio (Pseudo Meister Eckhart)
Biografie
Asvaghosa.
Visse con ogni probabilità agli inizi del II secolo d.C., e che oltre alle Gesta del Buddha due sole delle numerose opere a lui assegnate dalla tradizione devono essere considerate autentiche: i frammenti della Sariputra, dramma in nove atti, e Nanda il Bello, un mahakavya (poemetto epico-religioso) sulla conversione di Nanda, fratellastro di Buddha.
Arthur Schopenhauer (Danzica, 22 febbraio 1788 – Francoforte sul Meno, 21 settembre 1860).
Figlio di un ricco mercante, Heinrich Floris, e di una scrittrice, Johanna Henriette Trosiener, nel 1805, alla morte del padre, si stabilì a Weimar con la madre. Qui conobbe Christoph Martin Wieland e Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Con buoni studi alle spalle, dopo la morte del padre nel 1805, decise di dedicarsi alla filosofia e frequentò i corsi tenuti da Gottlob Ernst Schulze a Gottinga e quelli di Johann Gottlieb Fichte a Berlino.
Nel 1809 s'iscrisse alla facoltà di medicina a Gottinga. Due anni dopo, nel 1811, si trasferì a Berlino per frequentare i corsi di filosofia. Ingegno molteplice, sempre interessato ai più diversi aspetti del sapere umano (frequentò corsi di fisica, matematica, chimica, magnetismo, anatomia, fisiologia, e tanti altri ancora), nel 1813 si laureò a Jena con una tesi Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente e, nel 1819, pubblicò la sua opera più importante, Il mondo come volontà e rappresentazione che ebbe tuttavia scarsissimo successo tra i suoi contemporanei e che incominciò a ricevere qualche attenzione solo vent'anni dopo.
Dopo aver girato in lungo ed in largo l'Europa, e dopo una breve parentesi da libero docente universitario a Berlino (1820), dal 1833 decise di fermarsi a Francoforte sul Meno dove visse da solitario borghese, celibe, misogino.
Morì di pleurite acuta nel 1860. (Tratto da Wikipedia)
Eckhart von Hochheim,
meglio conosciuto come Meister Eckhart (in italiano: Maestro Eckhart; Tambach-Dietharz o Hochheim, 1260 – Colonia o Avignone, 1327/1328), è stato un teologo e religioso tedesco.
NOTA. Per avere informazioni sui libri inviare una Email a: monteporziocultura @ monteporziocultura. it