Archive for gennaio, 2013

Incontro 12 febbraio 2013

Incontro del gruppo di lettura presso la Biblioteca Comunale ore 21.00, P.zza Garibaldi 3, primo piano.

La vita è nel frattempo di Beniamino Cavalli

 

 

In “La vita è nel frat­tempo” Cavalli non solo rie­sce a tirare fuori il rac­conto godi­bile di una serie di epi­sodi che gli sono acca­duti nell’arco di que­sti ultimi 36 anni, strap­pando a più riprese una risata al suo let­tore, ma ci con­se­gna anche una serie di rifles­sioni su cose che forse, troppo spesso, non con­si­de­riamo o diamo per scon­tate, facen­doci riflet­tere su quanto ci è capi­tato e quanto ci sta capi­tando, con una forte con­te­stua­liz­za­zione sul momento attuale alla luce del pro­prio retag­gio gene­ra­zio­nale. Detto in ter­mini più sem­plici, ci aiuta a capire chi siamo e chi vogliamo essere. Non male dopot­tutto per un libro che si vende (solo appa­ren­te­mente, badate bene) come un rac­conto semi­se­rio della vita del suo autore.

Nella nar­ra­zione di Cavalli c’è un po’ di quel par­lare delle pic­cole vicis­si­tu­dini della vita in cui la gran parte di noi si iden­ti­fica. Il tutto però con un tatto, un garbo ed un’educazione che, per­met­te­temi di dire, è dif­fi­cile riscon­trare in altri autori. Edu­ca­zione che non vuol dire cen­sura e che anzi è espres­sione fedele del carat­tere del nar­ra­tore. Che di tanto in tanto lascia tra­spa­rire un po’ della sua anco­ne­ta­nità, ma con una discre­zione tale da non sco­rag­giare il fore­stiero che approc­ciasse que­sto libro. Quel tanto che basta ad ogni modo per imma­gi­narti la scena e ritra­durla nella tua mente nel dia­letto del posto.

(tratto da http://www.mantini.net/)

Il 19 febbraio incontreremo l'autore per parlare di questo suo lavoro (a breve uscirà la locandina dell'evento)

Incontro 15 gennaio 2013 – commento

COMMENTO ALL’INCONTRO DEL G.D.L. DI MARTEDI’ 15 GENNAO 2013

La sera di martedì 15 gennaio 2013, puntuali alle 21, i componenti del G.d.L. si sono incontrati per commentare il libro letto in questo mese: “ La donna che leggeva troppo” di Bahiyyih Nakhjavani.

I primi commenti non sono stati molto positivi, ma analizzando meglio il libro, si è capito che la vera difficoltà era nel modo in cui il libro era scritto e non nella storia raccontata.

La scrittrice fa un continuo avanti e indietro nel tempo,  creando così confusione negli avvenimenti narrati. Nonostante questo però alla fine tutti erano concordi nel dire che fosse un bel libro e la storia raccontata una storia purtroppo ancora attuale in alcuni paesi del mondo.

Nel corso della serata c’è stata una prova di lettura ad Alta VOCE da parte di una componente del gruppo.

E’ stato scelto un racconto del libro di prossima lettura:” La vita è nel frattempo”.

L’esperimento sembra riuscito, anche perché il racconto era scritto in modo simpatico ed ha suscitato una certa ilarità da parte dei presenti.

Sarà una cosa da sviluppare ulteriormente e vedere poi se inserirla in modo stabile negli incontri futuri.

E’ stata una gradevole serata fra persone amanti dei libri e che provano piacere ad incontrarsi per discuterne.

Incontro 15 gennaio 2013

Incontro del gruppo di lettura presso la Biblioteca Comunale ore 21.00, P.zza Garibaldi 3, primo piano.

La donna che leggeva troppo di Bahiyyih Nakhjavani

 

Nella Persia del 1800 Tahirih Qurratu'l-Ayn è diversa da tutte: nata in una famiglia benestante, è cresciuta "come un uomo", libera di studiare e imparare. Bellissima, sensibile e curiosa, scrive poesie e discute di politica, proclama la dignità delle donne. La sua fama di poetessa e ribelle ("strega e puttana" per chi ne ha paura) è ormai diffusa in tutto il Paese quando, accusata di omicidio, fugge, tenendo in scacco la polizia dello Shah come se potesse prevederne le mosse. E quando infine viene catturata – dopo aver osato, nell'attimo che la consegna alla Storia, togliersi il velo in pubblico – il suo fascino e la sua saggezza confondono i persecutori, scatenando l'amore dello Shah e l'ira funesta di sua madre.

 

 

 

Qualche notizia in più che puo' aiutare nella lettura di questo romanzo (sintesi di diverse informazioni reperite nel web).

Non saper leggere e scrivere non è altro che paura. Lei voleva che fossimo senza paura, che vedessimo con i nostri occhi, sentissimo con le nostre orecchie e leggessimo da sole i libri della Creazione e della Rivelazione. Ci insegnava a correre rischi”.

La “donna che leggeva troppo”, indicata nel titolo di questo affascinante romanzo, altri non è che una poetessa persiana realmente vissuta nel XIX secolo. Anche se nel libro il suo vero nome non viene mai citato, così come non viene citato nessuno dei nomi dei personaggi coinvolti, la donna in questione è Tahirih Qurratu'l-Ayn, nata a Qazvin, Persia settentrionale, nel 1817. Educata dal padre, il mullah Haji Mulla Ali' Salihi, in maniera rigorosa ed attenta, Tahirih Qurratu'l-Ayn era bella e terribilmente intelligente. Tahirih, o la poetessa di Qazvin, come viene chiamata nel romanzo, sapeva scrivere e, soprattutto, sapeva leggere ed interpretare il Corano. Una dote straordinaria in considerazione del fatto che allora alle donne persiane non era permesso ricevere alcuna istruzione, d'altro canto anche il numero degli uomini capaci di leggere e di comprendere la scrittura sacra erano pochissimi.


Tahirih Qurratu ‘l-Ayn viene strangolata brutalmente da un gruppetto di soldati ubriachi, e, secondo il suo volere, gettata in un pozzo e ricoperta di sassi. Contemporaneamente, a Teheran, la Madre dello Shah ordina massacri in tutta la città: migliaia di cadaveri assassinati diventano il capro espiatorio dopo che alcuni fanatici religiosi hanno tentato di uccidere lo Shah.

La poetessa di Qazvin aveva un potere straordinario, oltre che tanto semplice e puro da sembrare più che umano: non aveva paura di dire la verità e di cercare di insegnarla, in un tempo in cui il potere si serviva di torture e pubblici massacri per soffocarla. E, in quanto donna, era ancora più osteggiata, se pensiamo che la nascita di una femmina era considerata tragedia maggiore che la nascita di un bambino morto. La Madre dello Shah la detesta, la disprezza, ma il popolo, in particolare quello femminile, si innamora di lei.

Imprigionata nella casa del primo notabile, offerta allo Shah proprio per diventare un carcere, conquista in poco tempo l’affetto di tutte le donne di casa e poi anche quello delle vicine, delle amiche. Insegna loro a leggere e a scrivere (capacità inaudite per una donna del tempo), a conoscere se stesse, a vedersi per quello che sono veramente, a cancellare dalla loro mente l’immagine di marito-padrone come unica possibile scelta di vita onesta. Le ipnotizza con il suo fascino umile, vede dentro i loro cuori ed esse scorgono nelle sue parole, nei suoi versi una verità che è sempre stata dentro di loro, ma che non sono mai state in grado di comprendere, tanto meno di mostrare all’esterno. “Tutti sembravano stregati da quella voce color di rosa che fluttuava nell’aria. Tutti erano ebbri del vino delle parole della poetessa di Qazvin”.

 Ma perché la poetessa è stata messa in carcere? Ufficialmente è accusata dell’omicidio dello zio, un mullah; il delitto, tuttavia, era già stato rivendicato. È chiaro che la poetessa è condannata per la sua intelligenza, fastidiosa sia per il marito e cugino, sia per il mondo religioso. L’imprigionamento della donna scatena dispute nel paese, tra lo Shah, affascinato dalla sua figura, la Madre, che la vorrebbe solo vedere morta, il marito, che la vorrebbe giudicata dal tribunale ecclesiastico. Le donne erano punite dalla legge solo in caso di adulterio o di omicidio; anche se innocenti, a volte venivano uccise e massacrate dai familiari senza che essi subissero alcuna punizione, ma ufficialmente potevano essere condannate a morte solo per omicidio volontario o per infedeltà. Inoltre, una donna doveva essere colpevole di povertà per poter essere accusata di uno di questi due crimini: donne ricche o nobili venivano raramente punite. L’unico altro modo per guadagnarsi la morte era l’apostasia, ossia la rinuncia volontaria alla propria religione, che poteva essere giudicata solo dal tribunale ecclesiastico; in questo caso la donna deve anche dimostrarsi refrattaria al pentimento e dimostrare di aver invitato altre persone a seguire la sua via. L’ambiguità di questo mondo risulterà dall’indecisione di chi tiene in mano il potere su come punire questa donna così rivoluzionaria e coraggiosa, e dal macabro finale di questa vicenda.

Il romanzo si divide in quattro parti diverse. Ognuna di esse è affidata alla voce di una donna. Tutto il libro, infatti, può essere letto come un unico “canto” femminile. E' senza dubbio interessante e coinvolgente notare le similitudini tra il mondo islamico persiano di allora e il mondo islamico iraniano di oggi.

La Nakhjavani mette in atto un meccanismo narrativo sicuramente molto particolare attraverso il quale si sposta avanti ed indietro lungo la linea del tempo senza rispettare alcuna consecutio. Ci racconta alcuni degli episodi salienti e, attorno ad essi, fa ruotare tutte le volte che vuole e come vuole molti altri momenti del romanzo. Questa scomposizione e ricomposizione narrativa può risultare intrigante ed avvincente anche se più difficile. Chi è abituato ad una linea di lettura unica e nitida, troverà una certa difficoltà a seguire le peripezie scrittorie della Nakhjavani che risulta un po' faticosa.

Il personaggio della poetessa di Qazvin, ricostruito e restituito da “La donna che leggeva troppo”, è sorprendente e rivoluzionario. Una donna dotta e intelligente che viene uccisa, a soli 36 anni, perché giudicata eretica e le cui poesie sono tuttora proibite nella sua terra natale. Una vita e una morte che hanno consegnato Tahirih Qurratu'l-Ayn alla leggenda eppure la bella poetessa potrebbe divenire fonte di ispirazione per le donne iraniane contemporanee.

Per concludere un documento molto interessante.

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Alberto Lupo legge Kipling “SE”

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Arnoldo Foa legge Leopardi

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