Incontro 10 maggio 2016
Una piccola libreria a Parigi
Nina George
Jean Perdu ha cinquant'anni e una libreria galleggiante ormeggiata sulla Senna, la "Farmacia letteraria": per lui, infatti, ogni libro è una medicina dell'anima. Da ventun anni vive nel ricordo dell'amata Manon, arrivata a Parigi dalla Provenza e sparita all'improvviso lasciandogli soltanto una lettera, che Jean non ha mai avuto il coraggio di aprire. Ora vive solo in un palazzo abitato dai personaggi più vari: la pianista solitaria che improvvisa concerti al balcone per tutto il vicinato, il giovanissimo scrittore in crisi creativa, la bella signora malinconica tradita e abbandonata dal marito fedifrago. Per ciascuno Jean Perdu trova la cura in un libro: per tutti, salvo se stesso. Finché decide di mettersi in viaggio per cercare la donna della sua vita. Verso la Provenza e una nuova felicità.
Nina George
Una piccola libreria a Parigi
(un piccolo commento di Valeria Gramolini)
Il denso e corposo libro di Nina George trasuda “francesità” da tutti i pori.
Benchè l’autrice sia tedesca sembra che i luoghi descritti le siano familiari, come se la giovane autrice vi fosse vissuta, anche solo per una vacanza o un viaggio di piacere. Anche il tono della narrazione non ha nulla della rigidità teutonica, ma è morbido, leggero, a volte per la verità un pò troppo zuccheroso, ma credo che non possa essere altrimenti visto che i personaggi, segnati da un sentimentalismo esasperato, sono travolti dalle loro potenti emozioni amorose.
Non so se tutto questo sia francese oppure no. Forse sbaglio, visto che la mia conoscenza di quelle atmosfere si limita a qualche film e probabilmente anche a qualche luogo comune, tuttavia mi pare che, tranni pochi attimi di crudo realismo, l’aria che si respira è piuttosto surreale, come quella del film “Il magico mondo di Amelie”.
Mi piacerebbe proprio vedere la riduzione cinematografica del lungo viaggio compiuto da Jean Perdu e company sulla sua libreria galleggiante dal cuore di Parigi a Samary sur Mer, attraverso tre grandi fiumi, la Senna, la Loira ed il Rodano, giù fino alla foce sul Mediterraneo. Adoro le storie che parlano di viaggi e scoperte, anche se questo non è esattamente un viaggio d’avventura in senso stretto.
Perchè mai una libreria galleggiante dovrebbe attraversare quasi tutta la Francia? Cosa crede di trovare il suo “capitano” spingendosi sempre più avanti, attraversando ora ambienti selvaggi e quasi incontaminati e ora zone rurali , poi aree urbanizzate e villaggi di pescatori, e incontrando nel frattempo ben diciassette centrali nucleari prima di giungere alla meta agognata?
Ebbene, quegli strani grotteschi personaggi non cercano altro che se stessi. Per il giovane scrittore ossessionato dalle ammiratrici si tratta di incontri totalmente nuovi, per il cinquantenne congelato nella perdita del suo grande amore si tratta invece di riconciliarsi con la vita.
Tutto questo avviene attraverso una mirabolante sequenza di incontri ed innamoramenti, di amicizie e nostalgie, di separazioni e colpi di scena, di tragedie e momenti di stupore e meraviglia.
Benchè la prosa sia un pò troppo enfatica e ridondante per i miei gusti, trovo ampiamente meritato il successo di pubblico di questo romanzo, leggero nei toni ma profondo nella sostanza. Lo credo particolarmente adatto ai giovani, almeno a quelli che credono nei sentimenti, negli amori eterni e totalmente coinvolgenti, se ancora c’è posto per il romanticismo nei nostri tempi.
Nina George sa scrivere, conosce il mestiere e certamente ha anche letto molto. Jean Perdu non può che essere lei, col suo bagaglio di letture, uno per ogni momento dell’esistenza, uno per ogni stato d’animo, da consigliare a chi ha bisogno di conforto. A fine libro ci fornisce addirittura un elenco di quegli autori che per lei hanno significato di più, che forse l’hanno aiutata durante la malattia di cui ci dà cenno, o che l’hanno ispirata nelle sue scritture, quelle sottoposte allo sguardo dell’amorevole padre che non c’è più. Perchè anche questo ci racconta Nina di sè, oltre che della sua passione per la vita., la stessa che ritrova Jean Perdu con il suo viaggio e che tutti almeno una volta abbiamo sperimentato.
Per paura di scoprire una verità indesiderabile il nostro protagonista non ha aperto una lettera a lui destinata dalla sua amante e di cui non ha più notizia da moltissimo tempo. Ciò ha bloccato il libraio parigino in una dimensione fuori dal tempo, che gli impedisce di rientrare nel flusso dell’esistenza.
Il viaggio rappresenta il tentativo di riconciliarsi con il passato, per superarlo e poter ricominciare. Cosa questa che alla fine gli riesce. A poco a poco le sue difese calano, il cuore torna a battere, la vita si riaccende.
Attraverso la descrizione degli stati d’animo del protagonista si comprende che anche l’autrice è innamorata dell’esistenza, di cui celebra ogni momento gioioso, dal reciproco piacere che si danno gli amanti, alle sensuali movenze del tango che innescano il desiderio, al gusto del cibo, degli odori e dei sapori che appagano quanto un atto d’amore.
Tutto sarebbe meraviglioso se non ci fossero la malattia e la morte in agguato (ci sono due donne con il cancro al seno).
Neanche la vecchiaia rinuncia all’amore (tornano a farlo i genitori di Jean ), ma quanto più si è amato tanto più si soffre quando l’oggetto del nostro attaccamento viene a mancare.
Ad una grande gioia corrisponde sempre un grande dolore, un dolore che uccide se non si trova la forza di ricominciare dopo un lutto, una separazione, una perdita.
E’ questo che il romanzo di Nina ribadisce con forza: il passato è passato, e più lo mitizziamo meno siamo in grado di cogliere le altre meravigliose opportunità che la vita ci offre.
E’ strano però che l’autrice abbia voluto comunicarci questa verità attraverso lo smarrimento di un uomo così perdutamente innamorato. Non accade invece di solito il contrario, cioè che siano le donne le più restìe a risollevarsi mentre gli uomini dimenticano più in fretta? O forse anche questo è tipicamente francese?