GDL – incontro 26 febbario 2025

Questo libro è davvero divertente, scritto con ironia ma accuratezza e descrive alla perfezione un paese della costiera amalfitana che durante l’estate si popola di turisti per poi ritrovarsi sonnacchioso ad ottobre.

Franco di Mare si è ispirato a Ravello per costruire la sua trama ed ha spillato un ottimo espresso a questo caffè dei miracoli, costituito da personaggi “tipici” e caratteristici che corrono dietro ai pettegolezzi per poi diffonderli in chiesa o al bar. 

Già l’incipit cattura l’attenzione con un evento esilarante. Una statua in stile Botero, completamente nuda e venuta da chissà dove, appare nella piazza del paese immerso ancora nel torpore dell’alba. Ad accorgersene, il povero netturbino che terrorizzato, non sa come riferire al parroco che l’enorme sedere della statua, è rivolto proprio alla chiesa della cittadina.

Un vero sacrilegio! E, tra mille peripezie e paesani che si dividono tra il voler salvare una novità artistica piovuta dal cielo, e l’allarmismo di chi vuole preservare la decenza di Bauci, sfila l’umanità immaginata da Di Mare. Dalla giovane sedicenne tatuata, appassionata di rap e in panico per aver saputo della propria gravidanza, all’intraprendente sindaco che vuole strumentalizzare l’accaduto per accumulare voti.

Gli spazi che fanno da contenitore a tutte le chiacchiere e agli avvenimenti sono appunto il bellissimo e pittoresco borgo abbarbicato sulla costiera e il bar, denominato “Caffè dei miracoli” ma in realtà si tratta del bar “Arturo”.

La nomea è dovuta a tre eventi, giudicati miracolosi, accaduti negli anni passati: l’innesco inesploso di una mina tedesca nel ’43, la caduta di una campana e un marito armato di pistola che non riesce a trovare la moglie infedele nascosta nel cesto della biancheria sporca!

Grazie ad una lungimirante semplicità del plot, l’autore ci fa riflettere su temi molto più grandi come la reale disponibilità della società al nuovo, al cambiamento. Lo stesso Franco Di Mare ci parla di come a Ravello, diamante grezzo della costiera salernitana, il famoso sociologo Domenico De Masi abbia tentato di destagionalizzare il turismo del comune campano. Le graziose cittadine di mare, subiscono l’inevitabile spopolamento nel periodo invernale ed ecco perché De Masi pensò di creare un auditorium che potesse ospitare un Festival della Musica attivo tutto l’anno.

L’ arretrata tendenza al complottismo di alcune menti del comune salernitano ha boicottato il progetto e l’auditorium viene attualmente utilizzato per la proiezione di qualche film e per la celebrazione dei matrimoni civili.

Accade spesso, troppo spesso, che luoghi così belli vengano mal gestiti e tutto vale di meno in questi borghi anche i patrimoni immobiliari, ma il loro fascino continua a fare breccia.

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