Gruppo di lettura – incontro 12 dicembre 2017

Le nostre anime di notte

Kent Haruf

Le nostre anime di notte è il sigillo perfetto all’opera di uno dei grandi interpreti della letteratura americana contemporanea. 

«"Le nostre anime di notte" è un libro di assoluta semplicità, senza fronzoli, che comincia in medias res.» – Matteo Persivale, Corriere della Sera

«Per molti anni della sua vita di scrittore, Kent Haruf è partito per un luogo lontano. E sembra che prima di partire si abbassasse sopra agli occhi un berretto di lana, in modo da scrivere alla cieca. Batteva le dita sui tasti senza vederli, senza controllare le parole che andavano sfilando sul foglio, senza preoccuparsi della punteggiatura, di andare a capo.» – Tommaso Pincio, TTL, La Stampa

«La storia che ne nasce è una carezza che si legge in un pomeriggio e a cui val la pena di prepararsi.» – Valeria Parrella, Grazia

La storia dolce e coraggiosa di un uomo e una donna che, in età avanzata, si innamorano e riescono a condividere vita, sogni e speranze. Nella cornice familiare di Holt, Colorado, dove sono ambientati tutti i romanzi di Haruf, Addie Moore rende una visita inaspettata a un vicino di casa, Louis Waters. Suo marito è morto anni prima, come la moglie di Louis, e i due si conoscono a vicenda da decenni. La sua proposta è scandalosa ma diretta: vuoi passare le notti da me? I due vivono ormai soli, spesso senza parlare con nessuno. I figli sono lontani e gli amici molto distanti. Inizia così questa storia di amore, coraggio e orgoglio.

Locandina del film

One Response to “Gruppo di lettura – incontro 12 dicembre 2017”

  • admin scrive:

    Le nostre anime di notte
    di Kent Haruf
    (un commento di Valeria Gramolini)

    Con un linguaggio semplice, direi quasi “colloquiale”, l'autore americano affronta il tema dello amore “tardivo”. Un uomo ed una donna di circa settant'anni, rimasti soli dopo la morte dei rispettivi coniugi e l'allontanamento dei figli, si ritrovano da un momento all'altro e inaspettatamente a frequentarsi in modo sempre più assiduo, fino ad intrecciare una vera e propria relazione amorosa.
    E' lei a fare il primo passo invitando l'uomo, che conosce superficialmente, a passare la notte assieme per parlare e farsi compagnia.
    Dopo l'iniziale titubanza ed imbarazzo, i due scivolano in una piacevole routine di incontri notturni abbastanza casti (si tengono semplicemente per mano), che però non passano inosservati agli abitanti del piccolo paese immaginario di Holt, i quali si schierano su due opposti fronti: sostenitori, rappresentati dai più attempati, ed oppositori, costituiti al contrario da persone più giovani.
    Incuranti del giudizio della gente e fermamente determinati a vivere con intensità le emozioni di quella seconda giovinezza, di scoprono entrambi portatori di sentimenti profondi e maturi, proprio perché frutto di scelte responsabili e non imposte dalle circostanze. Vivono infatti quella relazione con fierezza e senza vergogna, a volte perfino con il gusto della provocazione. Del resto sorprende che, pur se in un paese immaginario, quella piccola e circoscritta realtà americana abbia qualcosa da ridire, visti i tempi….
    Ebbene i due, tra qualche mea culpa e qualche rimpianto, si raccontano la propria vita facendo confessioni e bilanci e scambiandosi tenerezze. I toni della confidenza sono calmi e pacati e par quasi di vederli questa Addie e questo Louis interpretati da Jane Fonda e Robert Redford nel film che ne è stato tratto. Del resto la struttura fortemente dialogica del libro ne fa una vera e propria sceneggiatura. Chissà che lo scopo non fosse proprio quello di ricavarne una pellicola…
    Come accade nelle belle favole, però, fatti inattesi spezzeranno quell'idillio.
    Allo stesso modo in cui da giovanissimi spesso si incontra l'opposizione dei genitori di fronte a precoci sbandate amorose, altrettanto i due attempati amanti o fidanzati, che dir si voglia, vengono osteggiati da un familiare. Il figlio di Addie infatti si oppone a quella frequentazione che considera sporca e vergognosa, tanto più che a farne le spese sarebbe, secondo lui, il suo bambino, consegnato alla nonna per qualche tempo durante una grave crisi matrimoniale.
    Ma il piccolo è di tutt'altro avviso. Si lega infatti con grande affetto sia alla donna che al suo amico, i quali sapientemente sanno trovare modi e tempi per stargli vicino e non fargli pesare l'abbandono e la solitudine.
    Quando la giovane coppia decide di provare a riconciliarsi, il piccolo viene riportato a casa ed i due anziani possono riprendere il piacevole menage interrotto: una escursione al lago, un bagno nudi, una gita in montagna, un ballo, una cena al ristorante. Ma la cosa non può durare.
    Una brutta caduta costringerà Addie a “subire” le cure del figlio, il quale la costringerà ad abbandonare la casa di Holt ed a trasferirsi nella città in cui lui vive, con la prospettiva di finire in una casa di riposo per anziani.
    Intanto le liti tra i due giovani coniugi continuano ed a farne le spese è il piccolo che, per fortuna, trova conforto nell'affetto della nonna. Tuttavia la donna è insofferente e desidera ritrovare la libertà perduta, quella libertà che le permetteva di avere la sua storia d'amore.
    Nonostante il divieto da parte del figlio di avere contatti con Louis, accusato di essere un “cacciatore di dote”, Addie si decide a telefonargli ed a riprendere, anche solo telefonicamente, il rapporto bruscamente interrotto.
    Come una terra arsa dalla siccità si disseta sotto la pioggia lungamente attesa, così i due sfortunati amanti tornano a saziare la loro sete d'amore non appena risentono l'uno la voce dell'altra che corre sul filo del telefono. L'intimità ritrovata con quel contatto è come un'onda di pace che li sommerge. Ognuno sussurra nell'orecchio dell'altro la giornata trascorsa, e l'altro ascolta, per poi fare altrettanto. L'ansia si placa, la serenità scalda il cuore nella solitudine della notte. Questo è quanto si può fare ormai, ma è comunque tanto sapere che  c'è qualcuno a cui possiamo  rivolgere   le nostre attenzioni., qualcuno che ci pensa,  ci attende,  ci ascolta….

    Non è certo difficile riconoscersi in questi personaggi, anche se si è meno attempati. La vecchiaia spaventa chiunque e solo l'idea di poterci arrivare con qualcuno al nostro fianco rende l'attesa meno penosa. Il libro però non prende in considerazione, se non alla fine, il fatto che il declino è spesso contrassegnato da acciacchi e malattie a volte totalmente invalidanti, così che lo stare insieme comporta necessariamente anche la disponibilità a darsi reciproca assistenza.
    E' questa l'età della prova dei fatti, quando l'amore non si confonde più con l'innamoramento o la passione, ma si palesa per ciò che è o che non è.
    Difficilmente, se di quel compagno o compagna si è amato solo il corpo e ciò che la salute rendeva possibile, ci si può improvvisare teneri ed affettuosi. Lo stesso può dirsi se ciò che abbiamo amato è stato soprattutto lo spirito, l'intelligenza, l'inventiva. Cosa resterà di quell'amore quando le capacità logiche, la parola affabulatrice, o i sofismi dell'intelletto avranno lasciato il posto all'imbecillità?
    Quanto grande e completo dev'essere quel sentimento per riuscire ad affrontare tutte le stagioni della vita, comprese quelle in cui non daremo più un bello spettacolo di noi stessi? E quanto grande e profonda doveva essere quell'intimità per accettarne il degrado e le sue manifestazioni meno edificanti?
    I protagonisti del nostro racconto erano ancora ben lontani dall'avvertire tutto questo. La relazione si trovava ancora nella fase iniziale della piacevolezza, anche se il godimento non era strettamente fisico. Si trattava piuttosto dell'incontro di due anime, che avevano ancora molto da esprimere e da dare, e non solo a se stessi. Esse hanno avuto la fortuna di dirselo e di ritenere ancora possibile una qualche estemporanea felicità. I fatti hanno dato loro ragione.
    Non esiste un'età giusta per l'amore. Esso può essere vissuto in ogni momento della vita, purché se ne abbia il coraggio e non ci si lasci frenare dalla paura o dalla vergogna, e dal giudizio di gente affetta da squallido moralismo o da una qualche vaga gelosia, come quella provata dal figlio di Addie.
    Se i figli crescono e qualcosa di non riuscito li tiene ancora avvinghiati ai genitori, anche economicamente, è lecito pensare che, più che di protezione nei confronti di una madre inerme, si metta in atto il tentativo di mantenere un legame di comodo. E' vero che certi anziani possono anche “dare da matto” e creare preoccupazione, in chi se ne deve occupare, a causa di comportamenti bizzarri ed inaspettati, ma chi decide ed in base a quali parametri qual è la linea di demarcazione tra semplice bizzarria e pura follia?
    E' comprensibile e legittimo che genitori ormai liberi dal ruolo dell'accudimento possano desiderare di tornare in qualche modo “a fiorire”. Una prole affrancata ed ormai adulta, autonoma e matura dovrebbe essere felice di ciò, così come dovrebbe esserlo un genitore quando un figlio rivendica il diritto di scegliere il proprio destino, anche se non condiviso.
    Il fatto è che spesso i legami famigliari sono lacci liberticidi ed a volte i cordoni ombelicali, anche se sembrano recisi, di fatto non lo sono. Dipendenze emotive, consuetudini, moralismi, interessi economici…spesso minano i rapporti, privandoli di quella serenità che potrebbe esserci se ognuno accettasse l'altro per ciò che è. Il legame non è possesso, né l'amore deve essere invasivo, ma colmo di rispetto per le ragioni dell'altro, soprattutto quando fa qualcosa che non approviamo.
    Il che non significa trascuratezza ma vigilanza “a distanza” ed intervento mirato solo se veramente necessario al bene della persona momentaneamente più esposta al pericolo.
    Il libro di Kent Haruf ci sollecita a valutare la qualità dei nostri legami, magari chiedendoci cosa avremmo fatto noi al posto dei diversi personaggi. E' dunque di particolare interesse per la discussione all'interno dei gruppi di lettura, quali quelli a cui l'editore dichiara di pensare quando predispone la sua linea editoriale. In particolare egli predilige questo autore, recentemente scomparso, sempre molto attivo sul fronte di queste tematiche e di cui ricordiamo la Trilogia.
    Per quanto mi riguarda, un aspetto che mi ha colpito di questa lettura è il fatto che Addie, dopo la caduta, abbia accettato di assecondare il divieto del figlio di continuare la sua relazione con Louis. Chissà se in condizioni di salute migliori avrebbe lottato per far accettare la sua storia? Addie sostanzialmente, tra un passato certo ed un futuro carico di incognite, sceglie di continuare il suo ruolo di moglie vedova, di madre e di nonna affettuosa.
    Come spesso fanno le donne si sacrifica per amore della famiglia, rinunciando ad una possibile felicità. Non rischia, non provoca ulteriori rotture, non sostiene le sue ragioni, forse perché neppure lei convinta fino in fondo della loro legittimità, oppure perché resasi improvvisamente conto della propria fragilità di anziana.
    Eppure è difficile rinunciare a qualcosa che fa star bene. Allora si cerca di viverlo in sordina, trovando quella strada di mezzo che le donne conoscono bene, abituate come sono ad adattarsi a realtà determinate da altri. Di nascosto dal figlio torna a cercare l'amico del cuore, soffrendo di quella assurda clandestinità ma nello stesso tempo felice di quel piccolo e platonico contatto notturno di cui si deve ormai accontentare. In fondo si trova sempre un piccolo spiraglio di felicità, come ben sanno i milioni di anziani ed anziane che, come Addie e Louis, si telefonano nel cuore della notte per raccontarsi i semplici fatti di ogni giorno. E anche quello è amore.

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