Incontro 12 novembre 2018
Libro in lettura per l'incontro del 12 novembre 2018
Da nord a sud si costruisce la ferrovia che accorcerà le distanze tra i cittadini del nuovo Regno d'Italia. Ma gruppi di briganti, aiutati dalla popolazione locale che dà loro asilo, minacciano costantemente i lavori e i funzionari dello Stato. Il sergente del Regio Esercito Anselmo Toschi viene incaricato di combattere i banditi ovunque e con ogni mezzo. Insieme ai suoi soldati setaccia paesi e campagne, vivendo nel costante pericolo di agguati da parte degli stessi uomini a cui dà la caccia. Tra loro il leggendario Olmo Carbonari, autore di sanguinosi omicidi e fughe rocambolesche. La sua cattura diventa per Toschi l'ossessione che lo tormenta e lo rinfranca nelle lunghe notti all'addiaccio. Quando la squadra riceve a sorpresa il congedo, Toschi sente che la sua missione non può finire così. Ruba un cavallo e lascia la caserma di nascosto, per affrontare la sua guerra privata. Dovrà ripercorrere le orme e i nascondigli dei fuorilegge che ha catturato e fucilato, confondersi con loro, inerpicarsi per boschi e rupi, fino al paese nascosto di Elcito. Fino a confrontarsi con il senso stesso della sua vita.
Letture estate 2018
Colazione da Tiffany
Uno dei capolavori più amati della letteratura americana nella straordinaria traduzione di Vincenzo Mantovani.
"Truman Capote è lo scrittore più perfetto della mia generazione" – Norman Mailer
Holly Golightly, la protagonista di questo estroso romanzo breve, è una cover-girl di New York, attrice cinematografica mancata, generosa di sé con tutti, consolatrice di carcerati, eterna bambina chiassosa e scanzonata. È un personaggio incantevole, dotato di una sorprendente grazia poetica. Intorno a lei ruotano tipi bizzarri come Sally Tomato, paterno gangster ospite del penitenziario di Sing Sing, O.J. Berman, il potente agente dei produttori di Hollywood, il "vecchio ragazzo" Rusty Trawler, Joe Bell, proprietario di bar e timido innamorato…
La rilegatrice di storie perdute
La copertina finemente lavorata avvolge le pagine ingiallite dal tempo. Sofia con gesti delicati ed esperti sfiora la pelle e la carta per restaurare il libro e riportarlo al suo antico splendore. La legatoria è la sua passione. Solo così riesce a non pensare alla sua vita che le sta scivolando di mano giorno dopo giorno. Quando arriva il momento di lavorare sulle controguardie, il respiro di Sofia si ferma: al loro interno nascondono una sorpresa. Nascondono una pagina scritta a mano: è la storia di una donna, Clarice, appassionata di arte e di libri. Un’abile rilegatrice vissuta in nel primo Ottocento, quando alle donne era proibito esercitare quella professione. Una donna che ha lottato per la sua indipendenza. Alla luce fioca di una candela ha affidato a quel libro un messaggio lanciato nel mare del tempo, e una sfida che può condurre a uno straordinario ritrovamento chi la raccoglierà. Sofia non può credere al tesoro che ha tra le mani. Quella donna sembra parlare al suo cuore, ai suoi desideri traditi. È decisa a scoprire chi sia, e quale sia il suo segreto. Ad aiutarla a far luce su questo mistero sarà Tomaso Leoni, un famoso cacciatore di libri antichi ed esperto di grafologia. Insieme seguono gli indizi che trovano pagina dopo pagina, riga dopo riga, città dopo città. Sono i libri a sceglierci, e quel libro ha scelto Sofia. Dopo più di duecento anni, solo lei può ridare voce a Clarice. E solo la storia di Clarice può ridare a Sofia la speranza che aveva perduto. Perché la strada per la libertà di una donna è piena di ostacoli, ma non bisogna mai smettere di mirare all'orizzonte.
Le ho mai raccontato del vento del nord
Un'email all'indirizzo sbagliato e tra due perfetti sconosciuti scatta la scintilla. Come in una favola moderna, dopo aver superato l'impaccio iniziale, tra Emmi Rothner – 34 anni, sposa e madre irreprensibile dei due figli del marito – e Leo Leike – psicolinguista reduce dall'ennesimo fallimento sentimentale – si instaura un'amicizia giocosa, segnata dalla complicità e da stoccate di ironia reciproca, e destinata ben presto a evolvere in un sentimento ben più potente, che rischia di travolgere entrambi. Romanzo d'amore epistolare dell'era Internet, il romanzo descrive la nascita di un legame intenso, di una relazione che coppia non è, ma lo diventa virtualmente. Un rapporto di questo tipo potrà mai sopravvivere a un vero incontro?
Storia di un postino solitario
Chi non ha mai sognato, almeno una volta, di vivere la vita di qualcun altro? Lirico e avvincente, emozionante e delicato, Storia di un postino solitario è davvero un piccolo gioiello, e un non più piccolo caso editoriale, dal momento che – pubblicato per la prima volta in Canada nel 2004 – il romanzo ha conquistato, un lettore alla volta, un sogno alla volta, il palcoscenico dell'editoria mondiale. Il « postino solitario » è Bilodo, 27 anni, un ragazzo schivo, con pochi amici, appassionato e dedito al suo lavoro, lavoro che gli permette di trovare nelle vite degli altri quello che manca nella sua. Bilodo infatti è un postino indiscreto, per quanto assolutamente innocuo: apre, di notte, le lettere che dovrà distribuire il mattino successivo, e si immedesima nelle esistenze dei corrispondenti. Immagina, fantastica, sogna; si appassiona, si commuove, si arrabbia. Tra tutte, le lettere che più è ansioso di «ricevere», sono quelle di Ségolène, una donna misteriosa che vive in Guadalupa, e che manda degli «haiku» – i caratteristici componimenti poetici giapponesi – a Gaston Grandpré, una delle persone servite da Bilodo, che di Ségolène, in qualche modo, si è innamorato. Quando, a causa di un incidente, Gaston morirà, proprio sotto gli occhi di Bilodo, il giovane postino non riuscirà a rassegnarsi alla perdita di quei componimenti che ormai sente in qualche modo come «suoi», e si sostituirà a Grandpré nella corrispondenza con Ségolène . E non soltanto in quella.
Incontro 19 giugno 2018
Basta poco per sentirsi soli – Grazia Cherchi
Uscito una prima volta presso un piccolo editore siciliano nel 1986, ristampato da edizioni E/O nel 1991 e nel 1995 per poi uscire dolorosamente di catalogo, "Basta poco per sentir si soli" è uno scrigno di gioielli rari, veri e propri pezzi di bravura in cui l'autrice mostra tutta la sua intelligenza e la sua umanità.
Scrittori sull'orlo di una crisi di nervi, poeti frustrati dall'assenza di lettori, sconosciuti che sanno solo pretendere senza mai ascoltare, semplici lettori disorientati a cui dare un consiglio: sono queste, e altre ancora, le presenze che dalla vita quotidiana dell'autrice discendono per divenire protagoniste di racconti deliziosi. Che aiutano ognuno di noi a prendersi un po' in giro, a perdonarsi un po' di più e infine a volersi bene.
Incontro 15 maggio 2018
L'ESCLUSA DI LUIGI PIRANDELLO
Originariamente pensato e realizzato con il titolo di "Marta Ajala", il romanzo finì per essere pubblicato con quello definitivo de "L'esclusa". Sia nella prima che nella seconda versione, non muta la prospettiva né si sposta l'attenzione del lettore: il personaggio-chiave è chiaramente lei, Marta, l'emarginata, l'innocente-colpevole, l'involontaria protagonista. Su di lei si concentrano le aspettative, le delusioni, le gioie, i rancori, ma ancor di più le contraddizioni di una comunità chiusa e incapace di vedere al di là delle proprie mura "domestiche". La storia,interamente dominata dalla paura, quella paura che ha spesso origine dall'ignoranza, si avvita più volte su se stessa, non trovando soluzioni di sorta, né in un senso né nell'altro; come se la salvezza non potesse arrivare da nessuna parte, semplicemente perché nessuno è in grado di garantirla, neanche a se stesso. La naturale conclusione, quindi, non può che essere il ritorno alle "origini". Come a dire che per cambiare "direzione", imprimendo un carattere, un sigillo "personale" all'unica ed irripetibile possibilità a noi concessa, la propia vita, non si è mai abbastanza
Incontro 17 aprile 2018
LA MENNULARA
"…fimmina di panza!"
Una lettura avvolgente, una scrittura complessa, polifonica e seducente. La Mennulara, opera prima della scrittrice anglo-siciliana Simonetta Agnello Hornby è stata una delle scoperte più interessanti fra le letture di questo periodo.
Siamo nella Sicilia degli anni '60 e la Mennulara, vale a dire la raccoglitrice di mandorle (mennule), muore dopo un'aspra malattia lasciando dietro di sé astio e riconoscenza per una vita offesa spesa al servizio degli altri, con dignità, ma senza alcun fine religioso. Al contrario, la Mennulara ha, per così dire, un "conto aperto" con Dio. Egli si è comportato male maltrattando la sua esistenza e lei non lo ripaga con le sue preghiere. man mano che la lettura avanza, emergono particolari inattesi sulla storia della criata di casa Alfallipe che da vittima si fa carnefice e quindi deus ex machina di molte esistenze.
"Ha ragione non è facile definirla, senza dubbio era dotata di notevole intelligenza nonché di una certa cultura: una donna complessa."
I tratti salienti di questo romanzo sono senza dubbio la sicilianita’ e la coralità.
La scrittrice attinge alle sue forti origini palermitane per descrivere un mondo complesso in un periodo storico di grandi cambiamenti. Così nel retaggio quasi feudale di rapporti immutati da tempi immemorabili si inseriscono nuovi fremiti politici e non manca, con le sue mille sfaccettature, la presenza della mafia. Si parla di famiglie abbienti, di notabili di paese così come di famiglie umili di origine ma dignitosissime. Il tutto in un intrecciarsi continuo di parentele, amicizie o frequentazioni più o meno casuali. Ed e’ attraverso le conversazioni o i ricordi di questi personaggi che a poco a poco si delinea la figura della mennulara, serva-padrona di cui ognuno serba un suo ricordo. Alcuni la disprezzano per avere tradito le proprie origini e ne mettono in risalto il carattere duro e impetuoso. Altri, e tra questi il dottore e il parroco, negli anni hanno imparato ad apprezzarne la profonda onesta’, il coraggio di affrontare una vita difficilissima e solitaria, la volontà fortissima di andare oltre i propri limiti sorretta da una grande intelligenza.
Scopriamo un personaggio molto complesso, e man mano che ne definiamo i contorni ci rendiamo conto che anche a noi lettori sarà difficile dimenticarlo.
Altro sono i suoi antagonisti. I tre fratelli Alfallipe si stagliano nitidi per la loro inettitudine. Tanto è forte la personalità della mennulara tanto scompaiono loro, sepolti non da grossi vizi ma da una stupidità diffusa. Altri personaggi rimangono felicemente nella memoria una volta terminata la lettura, come il vecchio capomafia o Pietro Fatta, vecchio amico a confidente di Orazio Alfallipe.
Un elemento affascinante del romanzo rimane quello dell’ironia. Un tratto lieve ma che permea con intelligenza tutto il libro senza interferire con i sentimenti forti che lo caratterizzano.
Ma il merito più grande dell’ autrice a mio avviso e’ quello di aver scritto il romanzo con una tecnica pittorica. È un grande affresco che inizialmente colpisce per la sua complessità e ti induce ad avvicinarti. E così’ a poco a poco si delineano i contorni e si ravvivano i colori in ogni particolare. E tutto trova un senso e una sua bellezza.
Incontro 20 marzo 2018
Vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 2017.
Scrittore giapponese naturalizzato britannico, è nato a Nagasaki nel 1954 e si è trasferito con la famiglia in Inghilterra nel 1960.
Kathy, Tommy e Ruth vivono in un collegio, Hailsham, immerso nella campagna inglese. Non hanno genitori, ma non sono neppure orfani, e crescono insieme ai compagni, accuditi da un gruppo di tutori, che si occupano della loro educazione. Fin dalla più tenera età nasce fra i tre bambini una grande amicizia. La loro vita, voluta e programmata da un'autorità superiore nascosta, sarà accompagnata dalla musica dei sentimenti, dall'intimità più calda al distacco più violento. Una delle responsabili del collegio, che i bambini chiamano semplicemente Madame, si comporta in modo strano con i piccoli. Anche gli altri tutori hanno talvolta reazioni eccessive quando i bambini pongono domande apparentemente semplici. Cosa ne sarà di loro in futuro? Che cosa significano le parole "donatore" e "assistente"? E perché i loro disegni e le loro poesie, raccolti da Madame in un luogo misterioso, sono così importanti? Non lasciarmi è prima di tutto una grande storia d'amore. È anche un romanzo politico e visionario, dove viene messa in scena un'utopia al rovescio che non vorremmo mai vedere realizzata. È uno di quei libri che agiscono sul lettore come lenti d'ingrandimento: facendogli percepire in modo intenso la fragilità e la finitezza di qualunque vita.
Incontro 20 febbraio 2018
Anni ’50, Soreni, Sardegna. Maria Listru, figlia di Anna Teresa Listru, è una fill’e anima. Quarta e ultima nata, viene adottata da Tzia Bonaria Urrai, nubile benestante e sarta di facciata. Sono i lustri in cui nell’entroterra sardo è diffusa la pratica del “fillus de anima” ovvero di quell’accordo ingenerato tra privati per cui si manifesta l’affidamento volontario e consensuale di un figlio da parte dei genitori a terze persone. La piccola si ritrova così in una nuova casa, con nuove regole perché quelle della madre adottiva sono legge di Dio e come tali vanno rispettate, e con uno spazio tutto per sé. L’anziana, resasi conto delle condizioni economiche e affettive in cui la giovane è vissuta, inizia un vero e proprio lavoro di ricostruzione, un lavoro atto a creare prima di tutto un rapporto di amore, di rispetto e di famiglia.
E quello che si instaura tra le due, è un legame fortissimo. Bonaria dona alla bambina istruzione, saggezza, intelligenza, severità, affetto e generosità, tanto che questa ha tutti gli strumenti per crescere sana e responsabile, ha tutti gli strumenti per crescere nella consapevolezza che alcune cose possono essere fatte, mentre altre, no. Questi concetti, purtroppo, non sempre e non necessariamente coincidono con l’idea filosofica del giusto e dello sbagliato.
Ma l’opera non si esaurisce con quanto sino ad ora esposto. Attorno alla figura di Bonaria si cela il mistero, il segreto. E’ oggetto e destinataria di domande, domande alle quali non può essere data risposta, domande, ancora, che semplicemente non possono essere poste. Maria si impegna a mantenere il silenzio, a domare la curiosità. Non sa spiegarsi il perché di quelle improvvise uscite notturne, ma sa anche che l’anziana è stata categorica in merito. Quando scoprirà quel che davvero si cela dietro la sua figura, quel che queste sortite notturne hanno ad oggetto, resterà destabilizzata e si staccherà da quel ventre materno che l’ha tirata sù per ritornarvi soltanto dopo aver maturato, soltanto quando alcuna parola è più necessaria perché ogni silenzio vale più di ogni verbo espresso.
Caratterizzato da un linguaggio curato, fluente, quasi magico, uno stile narrativo capace di far rivivere le tradizioni, le superstizioni e le credenze della cultura sarda, “Accabadora” è un romanzo che si auto conclude in appena una giornata ma che lascia il segno. L’intero suo scorrimento è caratterizzato da quell’alone del mito, della fiaba mixato alla trattazione di argomenti attuali ed infine, alla dimensione eterna. Quest’ultima è quella che parla dell’orgoglio, dei doveri di una figlia verso la madre e della madre verso la figlia, della vita, del significato che le attribuiamo, di quando questa perde quei connotati che siamo soliti riconoscere quali elementi giustificativi di dignità e di vivere.
( Mian88)
Al femminile – seconda edizione 2018
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