In lettura per il 3 marzo – Gruppo di Lettura INCONTRO RINVIATO AL 10 MARZO
Cristina, Laura e Serena rubano il pianoforte di Mozart e dentro vi trovano un documento che porterà ad un tesoro nazista. Con l'aiuto di un ispettore di polizia e di uno psichiatra dovranno fare arrestare gli assassini di tre uomini immischiati in questa storia. Alla fine riusciranno a non cacciarsi nei guai con la giustizia? Lo scoprirete solo leggendo questo romanzo pieno di azione e avventura.
Di questo romanzo breve sulla mafia, apparso per la prima volta nel 1961, ha scritto Leonardo Sciascia: "… ho impiegato addirittura un anno, da un'estate all'altra, per far più corto questo racconto. Ma il risultato cui questo mio lavoro di 'cavare' voleva giungere era rivolto più che a dare misura, essenzialità e ritmo, al racconto, a parare le eventuali e possibili intolleranze di coloro che dalla mia rappresentazione potessero ritenersi, più o meno direttamente, colpiti. Perché in Italia, si sa, non si può scherzare né coi santi né coi fanti: e figuriamoci se, invece che scherzare, si vuole fare sul serio".
Gruppo di Lettura – Libri in lettura per il 28 gennaio 2020
Dalla A di Angelica alla Z di Zina, Camilleri racconta le donne che hanno incrociato la sua strada di uomo, prima che diventasse lo scrittore più amato d'Italia. Creature misteriose, soavi e inebrianti come la Sicilia, femmine scandalose, testarde, fragili. Un'autobiografia d'amore, una raccolta di storie indimenticabili piene di sensualità, alla ricerca del mistero racchiuso nei cuori e nelle menti delle donne.
Tre storie diverse, la stessa città – Roma, all’inizio degli anni ottanta – e lo stesso destino: smettere di essere soltanto figli, diventare genitori. Eppure Luciana, Valentina, Cecilia non sono certe di volerlo, si sentono fragili, insofferenti. Così come sono confusi, distanti, presi dai loro sogni i padri. Si può tornare indietro, fare finta di niente, rinunciare a un evento che si impone con prepotenza assoluta? Luciana lavora in un giornale che sta per chiudere. Corre, è sempre in ritardo, l’uomo che ama è lontano, lei lo chiama l’Irlandese per via dei capelli rossi. Valentina ha diciassette anni, va alle superiori ed è convinta che da grande farà la psicologa. Appena si è accorta di essere incinta, ha smesso di parlare con Ermes, il ragazzo con cui è stata per qualche mese e che adesso fa l’indifferente, ma forse è solo una maschera. Cecilia vive fra una casa occupata e la strada, porta un caschetto rosa e tiene al guinzaglio un cane. Una sera torna da Gaetano, alla tavola calda in cui lavora: non vuole nulla da lui, se non un ultimo favore. A osservarli c’è lo sguardo partecipe di un io che li segue nel tempo cruciale della trasformazione. Un giro di pochi mesi, una primavera che diventa estate. Tra bandiere che sventolano festose, manifesti elettorali che sbiadiscono al sole e volantini che parlano di una ragazza scomparsa, le speranze italiane somigliano a inganni. Poi ecco che una nuova vita arriva e qualcosa si svela. Lontano dagli occhi è una dichiarazione d’amore al potere della letteratura, alla sua capacità di avvicinare verità altrimenti inaccessibili. Ricostruendo con la forza immaginifica della narrazione l’incognita di una nascita, le ragioni di una lontananza, Paolo Di Paolo arriva a rovesciare la distanza dal cuore suggerita dal titolo. Una storia sul peso delle radici, su come diventiamo noi stessi.
Libro/i in lettura – 17 dicembre 2019
Estate 1946. Un giovane uomo solca per diporto le acque del Lago Maggiore; conosce così l'enigmatico dottor Orimbelli, che lo invita a casa sua, dove vive con la moglie molto più anziana e la bella cognata Matilde, vedova. Il giovane – attratto e nello stesso tempo respinto dal mistero che si respira nelle stanze della villa – finisce con l'accettare l'ospitalità di Orimbelli. Un tragico avvenimento viene però a turbare il clima tranquillo dell'estate, e quello che fino a quel momento è stato un fine ritratto della vita di provincia assume all'improvviso i contorni del giallo, tingendo di colori insospettati un romanzo sapido e intenso, indimenticabile capolavoro della narrativa del Novecento.
“Nicola e Lupo non erano fratelli e basta, non erano sangue e basta, erano più della guerra, erano più dell’anarchia, erano stati covati dal mondo per esistere insieme, dovevano esserci per forza nello stesso momento. ”Lupo e Nicola nascono alle soglie del secolo nuovo, il Novecento, ultimi della progenie di Luigi Ceresa, fornaio nel borgo marchigiano di Serra de’ Conti. La vita dei Ceresa è durissima, come quella di tutti gli abitanti di Serra, miserabili mezzadri che vedono morire i figli uno dopo l’altro. Lupo, vigoroso e ribelle, e il fragile Nicola sopravvivono, forse in virtù della forza che li unisce pur nella loro diversità. Zari nasce in Sudan, ma viene rapita ancora bambina e convertita: pochi sanno che questa è l’origine della Moretta, la badessa del convento di clausura di Serra, che con la sua musica straordinaria e la sua forza d’animo è punto di riferimento per tutta la comunità. Ma il vento della storia soffia forte: le idee socialiste e quelle anarchiche, capaci di aprire gli occhi a quei ragazzi cresciuti nella fame, la Settimana Rossa del ’14, la Grande Guerra, l’epidemia di Spagnola. Per Lupo, Nicola e la Moretta non sarà semplice resistere e scoprire il segreto che ha tenuto legate le loro esistenze.
Incontro con Gabriella La Rovere – 10 dicembre
Martedì 10 dicembre 2019 ore 21 presso la Sala consiliare del Comune di Monte Porzio PU, si parla del libro "Mi dispiace, suo figlio è autistico" l'ultimo lavoro di Gabriella La Rovere. Sarà presente la scrittrice.
Gabriella La Rovere è un medico. Ma, soprattutto, è la mamma di Benedetta. Quando aveva circa un anno, una notte, la piccola ha lanciato un urlo tale che la mamma ha pensato potesse avere male alle orecchie. Il mattino successivo, Gabriella l’ha portata con sé in ospedale, dai colleghi. Benedetta è finita sul lettino del neuropsichiatra. «Lui ha cominciato a giocarci, e per la prima volta io ho guardato mia figlia con gli occhi di un medico. Poi il collega si è rivolto a me: “Ti sei accorta che tua figlia è autistica?”. Sentivo il pavimento che crollava sotto i miei piedi, e ho annuito», ricorda la mamma.
Mi dissero anche che mia figlia non sarebbe mai arrivata a compiere tre anni, e che comunque, anche fosse successo, non avrebbe mai parlato. Non so come ho fatto a non diventare pazza».
Invece Gabriella ha deciso che quella non sarebbe stata la fine, ma un inizio. Annientata dal dolore, la sera è andata a lavorare: le spettava il turno di notte. «I colleghi mi incoraggiavano a starmene a casa, ma io risposi: “Lasciatemi lavorare”. Intanto decisi che, da quel momento, avrei fatto un passo alla volta, insieme a Benedetta. Sapevo quali sarebbero state le difficoltà che mi sarei trovata di fronte, ma ho voluto provare a superarle. Mi sono scordata le parole di chi mi aveva detto che sarebbe morta a breve, e ho guardato al traguardo successivo: parlare. Camminare. Continuare a vivere».
È stato un percorso faticosissimo e difficile. Gabriella ha capito molte cose e imparato tanto e, riscoprendo un’antica passione e un talento per la scrittura, ha voluto condividere la sua storia e le sue scoperte in questo libro.
Info: 0721 956000 , monteporziocultura@monteporziocultura.it
INGRESSO LIBERO
Incontri d’Autore – 12 novembre 2019
COMUNICATO STAMPA martedì 12 novembre ore 21 Circolo Ci.B.O. di Monte Porzio PU
L'associazione Monte Porzio cultura con il patrocinio gratuito del Comune di Monte Porzio organizza l'"Incontro d'Autore" con Adrián N. Bravi per parlare di "L'idioma di Casilda Moreira" la sua ultima pubblicazione.
Al centro dell'Idioma di Casilda Moreira (Exòrma) di Adrián N. Bravi c'è uno studente di etnolinguistica che parte dalle Marche alla volta della Patagonia alla ricerca delle ultime due persone che parlano il günün a yajüch (parlata dagli indios günün a künä o tehuelches settentrionali), una lingua in via di estinzione. Già dalla cornice del libro, in cui si racconta come il giovane Annibale sia devoto al suo professore Giuseppe Montefiori, si resta conquistati dal tono epico e scanzonato che Bravi sceglie per la sua narrazione: le ricerche sul linguaggio sono serissime, ma il docente fuori dall’aula si presenta con una tenuta improbabile e, in gita a Porto Recanati con Annibale, si butta a mare, si spinge troppo al largo rischiando di affogare ed entra in coma dopo che il bagnino gli ha estratto una medusa dalla gola. L'incursione in una Patagonia fuori dal tempo, la riflessione sul nostro mezzo espressivo e sulle circostanze in cui si sviluppa e si mantiene rendono prezioso questo libro sospeso tra due continenti come il suo autore, che nato in Argentina vive da molto tempo a Recanati.
Un certo Bartolo dalla pampa argentina chiama Adrian Bravi per avvertirlo che a Fahrenheit-Radio Tre qualcuno ha detto che il suo libro, L'idioma di Casilda Moreira, è libro del mese, in lizza per il titolo di Libro dell'Anno!
Adrián N. Bravi è nato a San Fernando, Buenos Aires nel 1963. Vive a Recanati e lavora come bibliotecario presso l’università di Macerata.
Ingresso libero
Info 0721 956000, monteporziocultura@monteporziocultura.it
Libro in lettura – 5 novembre 2019 – GdL
Storie da ridere per non piangere. Una lingua tenera e sorprendente che mai diventa virtuosismo, ma è sempre al servizio della bellezza dei luoghi e delle persone, del racconto di una Storia vista dalla parte degli ultimi. Un finissimo umorismo con venature nere ma sempre gentili.Un monte d’arenaria (che poi non è neanche un monte: 200 m slm il punto più alto): la prima altura che s’incontra scendendo dalla pianura padana, 60 km prima del monte Conero, lungo la costa adriatica. Con un versante, detto le Rive, che guarda verso nord-est, esposto ai venti di maestro, bora, greco e levante; l’altro, verso sud-ovest, benedetto dal sole e dalla storia.Un mondo piccolo, di pochi chilometri quadrati (l’Adriatico da una parte, i fondali dell’Appennino dall’altro) coltivato a mezzadria, pieno di personaggi, carico d’amore, di rabbia e d’ingiustizia. Nessuna indulgenza per come si stava bene una volta, per il pane fatto in casa: neanche per le lucciole. Storie da ridere per non piangere, da tramandare da padre in figlio: nella fattispecie un lascito da nonno a nipote, nella speranza che le parole sommerse siano ancora comprensibili.«Teobaldi non scrive parole: le adotta, le alleva e le accudisce così quando viene il momento di impiegarne una risponderà docilmente alla chiamata dello scrittore». Stefano Bartezzaghi«Per Teobaldi la realtà che ci circonda è piena di miracoli. Per nutrirsene, bisogna tenere i sensi all'erta e imparare le parole giuste per "dirli". Così come bisogna saper nominare la vita della gente umile e anonima, che svolge al meglio il proprio dovere e sopporta in silenzio le peggiori disgrazie».
Franco Marcoaldi
Libro in lettura – incontro 15 ottobre
Ottaviano vuole annientare la regina d'Egitto e per farlo ha bisogno di uomini valorosi e senza timori. Deve riuscire a formare il suo esercito per dichiarare guerra al regno d'Egitto. Ma la questione è più complicata del previsto: un lanista squattrinato, avido di potere si metterà in mezzo agli affari del princeps.