Incontro GdL – 26 febbraio 2019
Alcuni tra i più grandi avvenimenti storici della prima metà del '900 fanno da sfondo alla vicenda umana e sentimentale dei protagonisti. Jürgen, rampollo di una famiglia dell'aristocrazia bavarese nonché ufficiale delle SS e Sara, ebrea per parte di madre, discriminata e perseguitata in base alle leggi di Norimberga varate da Hitler nel 1936. Dalla firma della resa tedesca nel 1918 alla crisi del '29; dai primi anni del movimento nazista alla presa del potere nel gennaio del 1933. Dalla "notte dei lunghi coltelli" a quella dei "cristalli"; dai tentativi di assassinare Hitler fino alla disfatta finale, passando attraverso la Conferenza di Wannsee e l'assassinio di Heydrich, ogni episodio, raccontato con precisione storica, vede partecipi a vario titolo i protagonisti del romanzo, in una narrazione che si concluderà solo a metà degli anni '80.
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Incontro con l’Autore – Matteo Cellimi
Intervista TSK
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* Matteo Cellini, insegnante e scrittore, parli un po’ di te
+ Sono di Urbania, ho sempre vissuto lì e insegno nelle scuole medie. Quando ero ragazzo non scrivevo e non ero neanche un buon lettore. In 5^ liceo è cambiata l’insegnante di lettere, devo a lei il fatto di aver aperto lo ‘scrigno’. Mi sono iscritto a lettere e ho iniziato a leggere sia per l’università sia per gusto personale e in seguito ho iniziato anche a scrivere. Il primo romanzo “Cate e io” l’ho scritto nel 2010/2011 quando avevo già superato i trenta anni. Da quel momento ho sempre continuato a scrivere, quello che presento oggi è il mio terzo lavoro editoriale.
* Come è nata l’idea dei bambini in attesa sulle nuvole
+ L’dea è originale anche se poi, in tanti mi hanno scritto (soprattutto le mamme) dicendo che è un’immagine che hanno utilizzato con i figli quando veniva chiesto da dove provenivano, e loro molte volte hanno trovato l’immagine della loro presenza sulle nuvole. In realtà questo libro è una costola di un lavoro molto più grande in cui volevo raccontare di bambini reali, di adolescenti. Volevo raccontare di come vedevano loro dalle nuvole la storia dei propri genitori, di come si erano conosciuti e poi innamorati. L’editor, la persona che si occupa di seguire lo scrittore nella stesura del libro, mi ha detto «io l’ho letto e mi ha colpito soprattutto quella parte lì e vorrei provare con te a svilupparla». Io avevo scritto tutte altre cose, lui mi ha convinto, ho lasciato il resto a riposo e ho lavorato solo su questa idea.
* Nel libro parli molto di matrimonio, di famiglia
+ Quando il libro è uscito, la prima recensione l’ha fatta Famiglia Cristiana a tutta pagina descrivendolo come esaltazione della famiglia tradizionale, della vita. Io in realtà non avevo avuto questa idea quando l’ho scritto, ho semplicemente raccontato la storia di questi bambini che volevano nascere e basta.
* L’idea del viaggio
+ Qui ho voluto parlare della fiaba del viaggio, si parte per tornare diversi da quando si è partiti, superando delle prove, scegliendo dei luoghi che poi si desidera visitare una volta nati. In realtà il desiderio di nascere in Europa è condiviso da tutti, mi piaceva però raccontare cosa succedeva quando siamo nelle nuvole in una zona di guerra o dove c’è la povertà, qui il desiderio di nascere si affievolisce perché la situazione di sotto è peggiore di quella di sopra. Ho cercato di accentuare la colpa non dei bambini ma di chi sta sotto, non voler nascere per chi vuole nascere è questo il problema importante.
* È un libro che può o viene letto nelle scuole
+ È un libro particolare, è principalmente per adulti. Chi l’ha preso per una fiaba, quando ha letto il finale l’ha ritenuto un colpo basso. Si tratta solo di una pagina, basta spostare un po’ le parole o tagliarla per avere un finale più coerente con le fiabe. Magari per una scuola media, basterebbe leggere solo alcuni brani che possono parlare di bambini africani o di altro. Secondo me è un modo di raccontare cosa c’è di sotto da un punto divista diverso che può essere significativo. In fondo è un libro per adulti ‘ma’, per bambini ‘ma’, praticamente per entrambi ‘ma’. Gli unici che non possono essere interessati sono gli adolescenti perché le domande che essi si pongono sono diverse da quelle di cui si parla nel libro.
Venerdì 8 febbraio ore 21.00 Sala Consiliare
Comune di Monte Porzio (PU) Viale Cante 10
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COMUNICATO STAMPA
Matteo Cellini è un insegnate di scuola media e autore di libri, quello che vene presentato è il suo terzo lavoro. In questo volume dà una visione tutta sua sulle nuvole. Nelle Sacre Scritture sono il trono di Dio (come si può vedere in molti quadri di pittore famosi) mentre nella mitologia Greca la nuvola rappresenta il sapere.
Info 0721956000 monteporziocultura@ monteporziocultura.it |
Incontro con Gabriella La Rovere
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In margine all’incontro con l’Autrice del libro “Alice e altre storie” di Gabriella La Rovere riportiamo di seguito uno stralcio degli interventi della gradevole serata.
*Parlaci un po’ di te
+ Sono un medico con una sola paziente, ho avuto la fortuna di avere una paziente assoluta, mia figlia. È grazie a lei che sono in qualche maniera esperta di malattie rare e di autismo, ed essendo anche giornalista, ho potuto parlare di questa malattia in tempi nei quali non se ne parlava ancora. Ho potuto fare programmi televisivi che sono andati in onda sul satellite (Rai Educational) perché al tempo non c’erano alternative. Pur essendo laureata in medicina ho sempre scritto, anche da bambina leggevo e scrivevo molto. Nel momento che mi sono trasferita in Umbria, circa 10 anni fa, ho lasciato completamente il lavoro e mi sono dedicata completamente alla scrittura.
* Hai scritto anche dei monologhi per teatro, come è nata questa passione, se così la possiamo definire
+ È stato un puro caso perché quando ho scritto il primo libro “L’orologio di Benedetta”, in attesa della sua pubblicazione, per più di un anno, i miei amici che non mi sopportavano più mi hanno consigliato di creare un pezzo teatrale. Dopo averlo completato l’ho proposto a diverse attrici perché si trattava di un monologo di una donna, di una donna che ero io. Non ricevendo nessuna risposta, a Natale i miei amici, per passare un po’ di tempo, mi hanno proposto di leggerlo. Furono tutti concordi nel dire che per come lo stavo leggendo, potevo direttamente interpretarlo a teatro e così è stato. Siamo andati allo sbaraglio, ho recitato come se nella vita non avessi fatto altro. Ho fatto 44 repliche e ho scoperto un lato del mio carattere che non conoscevo. Quando vado sul palcoscenico mi trasformo.
* Come è nata l’esigenza di scrivere un libro di racconti
+ Io la notte dormo molto poco, studio e scrivo fino al sorgere dell’alba. In una di queste notti sono andata sul sito del quotidiano La Stampa dove si trova l’archivio storico del giornale. Sono andata a vedere gli avvenimenti del giorno della mia nascita anche perché, quel giorno, era collegato ad una serie di eventi che mi erano stati raccontati dai miei genitori. Sono nata appena finito il festival di San Remo, aveva vinto Domenico Modugno, e mia madre in sala parto ascoltava la sua canzone. Il mio nome Gabriella è venuto fuori perché non sapevano come chiamarmi e sfogliando il giornale hanno trovato la notizia che Gabriella di Savoia si era fidanzata con lo Scià di Persia contro il volere del Papa perché lui era divorziato. E tutti questi ricordi, narrazioni familiari, si ritrovavano nella lettura dell’archivio storico. Tra gli articoli che stavo leggendo, ogni tanto comparivano dei trafiletti con piccole storie che erano di una bellezza incredibile, meritavano una seconda possibilità perché erano sicuramente sfuggiti alla maggior parete dei lettori. Le ho trasformate poco, cambiando i nomi e gli ho dato una nuova vita.
* La storia di Alice
+ La storia di Alice è il monologo di una matta, ma in realtà questa storia mette insieme storie che ho ascoltato nei pazienti psichiatrici, perché come volontaria porto avanti da 5 anni un laboratorio di lettura ad alta voce per i pazienti psichiatrici del centro di salute mentale. Le loro storie mi hanno portato a creare la figura di Alice.
* Tra i racconti ce n’è qualcuno a cui tieni particolarmente
+ Dunque “Il cinematografo” è un ricordo della mia infanzia, mio nonno era di Tropea, quindi sono di origini calabrese, e negli anni ’70 (del novecento) viene la prima troupe cinematografica, un evento che aveva mobilitato tutto il paese e soprattutto noi ragazzi. “Burocrazia”, un racconto breve ma è una storia vera di un’assurdità inenarrabile, poi c’è “I fiori che non raccolsi” un amore che va oltre la morte. La storia di un uomo scappato dal manicomio negli anni ’60, quando lo riprendono lui chiede di andare al cimitero e trovano la tomba della moglie coperta completamente di fiori.
Foto della visita del 13 gennaio “IL RITRATTO”
Museo "Nori De' Nobili" Ripe di Trecastelli
Incontro GdL 22 gennaio 2019
Libri in lettura
Nelle Sacre scritture sono il trono di Dio, nella mitologia greca rappresentano la sapienza, per i romantici sono state lo scenario ideale. Le nuvole, così eteree e libere, hanno sempre esercitato un grande fascino su artisti e scrittori.
Matteo Cellini, insegnante di scuola media e autore tra l’altro di fiabe per bambini (ma in realtà destinate agli adulti) ce ne offre una visone tutta sua. Lo scrittore di Urbino con parole e immagini (le illustrazioni sono di Valerio Berruti) racconta che là, sopra quei soffici cuscini è pieno di bambini che aspettano di nascere. Tutti siamo stati lì in quella soffice sala d’attesa un tempo, anche se poi lo abbiamo dimenticato…
Uno di loro, Tommaso Sili, racconta del tempo che ha passato a pancia in giù a guardare quello che succedeva in Terra, mentre aspettava di essere “chiamato” nella sua casa, nella cittadina di Urbania tra le verdi colline delle Marche.
Da là sopra, con i miliardi di potenziali fratellini e sorelline, aspettava trepidante che i suoi futuri genitori si incontrassero, si innamorassero e intanto si divertiva a saltare e giocare. In attesa di conoscere la sua famiglia ha anche fatto un viaggio per vedere “luoghi che una volta nati sarebbe stato molto difficile vedere”, come per esempio quella collinetta chiamata Hollywood…
Anche se il tono è quello della favola, le domande che attraversano queste pagine sono tutt’altro che “leggere”, ma affrontano i grandi interrogativi dell’esistenza. Una tra tutte: ma noi da dove veniamo?
GdL incontra Gianluca Antoni 14 dicembre 2018 ore 21
Sala consiliare comune di Monte Porzio Viale Cante 10.
Info: 0721 956000 email: monteporziocultura @monteporziocultura.it
Sala consiliare comune di Monte Porzio Viale Cante 10.
Incontro Gruppo di Lettura 11 dicembre 2018
Io non ti lascio solo viaggia su tre linee temporali: il presente, un’avventura intrapresa da due amici venti anni prima e un caso risalente a trent’anni or sono. Tre diversi periodi uniti dallo stesso filo conduttore: la scoperta di una verità rimasta a lungo seppellita.
Un ragazzo, impegnato nella ristrutturazione di una casa, trova tra le fondamenta due diari: Rullo e Filo, sono i nomi incisi, uno per diario, e li porta al maresciallo del paese. Non lo sa il ragazzo che quel gesto apre un abisso nella vita del maresciallo, che risale a molti anni prima.
Venti anni prima. Rullo e Filo, amici inseparabili, partono alla ricerca di un’avventura per ritrovare Birillo, il cagnolino di Filo scappato durante un temporale qualche settimana prima. E tra accampamenti nei boschi, incontri e nuove amicizie, girovagano tra le mura del paesino alla ricerca di un piano per recuperare Birillo, e si perdono nei racconti e nelle storie che dopo tanti anni ancora aleggiano nell’aria circostante. Storie di investigazioni e ricerche in una casa in periferia, la stessa dove sono stati ritrovati i diari dei due ragazzini.
La storia di un’amicizia raccontata attraverso due diari
Due diari, uno rosso, l’altro nero, due ricerche a distanza di dieci anni l’una dall’altra, un unico maresciallo. Il lettore conosce le vicende presenti e passate all’interno del libro attraverso tre voci narranti: quelle di Rullo e Filo nei racconti dei loro diari, quella del maresciallo che si perde nei ricordi, a volte, nelle riflessioni dell’oggi, altre.
Il romanzo è la storia di un’amicizia, quella che dura una vita, anche quando, per un motivo o per un altro, non ci si vede più, perché «Mica si può vedere sempre tutto. Vedi alcune cose, ti soffermi a osservarle e sparisce tutto il resto. Una cosa va in figura e il resto diventa sfondo, e nello sfondo la figura si perde, finché non torna di nuovo in figura, ma in quel momento la figura di prima si perde nello sfondo, è un ciclo infinito. Non c’è figura senza sfondo, né sfondo senza figura».
È la storia di un uomo rimasto intrappolato in un paesino sperduto per tutti quegli anni, per un caso che non è riuscito a risolvere, per una coscienza che non è riuscito ad ignorare. È la storia delle perdite, dei dolori, quelli che ti lacerano così tanto all’interno da non poterli affrontare, quelli che pur di superarli ci ci aggrappa ad un appiglio, seppure invisibile, ma che non fa sentire soli.
Incontro con l’Autore – 16 novembre 2018
Articolo da Vivere Fano (13/11/2018)