Incontro rinviato al 4 ottobre 2012 per parziale inagibilità della struttura.
Qualche notizia relativa all’argomento e ai pittori di cui si parlerà nel prossimo incontro.
Simbolismo
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera e altre fonti internet.
Il Simbolismo è una delle principali correnti intellettuali e artistiche della seconda metà dell’800. Comincia a manifestarsi in Francia attorno al 1885, soprattutto in ambito letterario. Ma si irradia rapidamente al resto d’Europa, investendo vari campi dell’arte. Alla base del Simbolismo si colloca una visione antipositivista della realtà. Alla ragione l’artista contrappone l’irrazionale, il misterioso e il soprannaturale. Alla rappresentazione della realtà esterna, introdotta dal Realismo, contrappone l’espressione del vero interiore, l’Io dell’individuo, con i suoi istinti, le emozioni, i sogni e gli incubi. Scopo dell’estetica simbolista è dare voce alla dimensione profonda e irrazionale dell’individuo e trovare un punto di unione con la realtà sensoriale. Elemento di sintesi tra questi opposti è il simbolo. Simbolo inteso come strumento formale in grado di esprimere in modo sintetico ciò che non può essere detto o scritto. Da cui la denominazione di tutta la corrente. Nel campo della pittura il Simbolismo riunisce tutte le tendenze e le personalità artistiche che si distaccano dalla rappresentazione della realtà sensoriale, propria del Realismo, dell’Impressionismo e del Neo-impressionismo. In questo senso, il Simbolismo non si presenta come un movimento o una corrente vera e propria, ma come un clima intellettuale che interessa correnti o singole individualità artistiche in tutta Europa. Caratteristica della pittura simbolista è il non riprodurre oggetti, ma esprimere idee, traducendole nel linguaggio sintetico dei simboli. Il mondo dei simbolisti è dominato dal sogno, dall’immaginario, dal fantastico, dal soprannaturale. Le composizioni raffigurano situazioni in cui appaiono simboli tratti da svariati repertori: la storia antica, la mitologia, la religione. Talvolta, compaiono anche simbologie orientali, alchemiche ed esoteriche. Sul piano stilistico le opere si caratterizzano per le tonalità cupe e un raffinato decorativismo, che concorrono a suggerire un certo senso di mistero. D’altro canto, l’abbondanza di temi mitologici e letterari sconfina spesso nell’allegoria, nella raffigurazione patetica, nelle pose studiate. Il che costituisce l’elemento di maggior debolezza di alcuni risultati del simbolismo. Correnti simboliste si manifestano soprattutto in Francia, Inghilterra, Germania e Belgio. Principali interpreti del Simbolismo in Francia sono Gustave Moreau, Pierre Puvis de Chavannes e Odilon Redon. Nelle loro opere affiorano atmosfere di sogno, dominate da un senso di silenzio e mistero.
Altre info
Moreau, Gustave(Parigi 1826 – ivi 1898). Spirito eclettico e raffinato, profondamente colto, fu forse il più “letterato” tra i pittori francesi dell’Ottocento. La sua pittura si ricollega alla tradizione di J.-D. Ingres e Th. Chassériau, ma risente di sottili ricerche sullo stile e la tecnica dei quattrocentisti italiani. Le sue opere più notevoli (Il Cantico dei Cantici, 1853; Giasone e Medea, 1865; Orfeo, 1866; Prometeo, 1869; Salomè, 1876) sono per diversi aspetti affini a quelle dei preraffaelliti inglesi, ma nascono per lo più da un’ispirazione pagana e sono piene di sottile sensualità. Il lato fantastico della sua arte (la bellezza da idolo delle sue figure allucinanti) fu molto apprezzato dai surrealisti, in specie da A. Breton. La sua scuola, diretta (dal 1892) con grande intelligenza, fu frequentata da alcuni tra i maggiori artisti del tempo: tra gli altri, H. Matisse e G. Rouault. Il museo a lui intitolato, a Parigi, possiede quasi tutte le sue opere (circa 1100 quadri, in gran parte incompiuti, e 7000 disegni).
Redon, Odilon(Bordeaux 1840 – Parigi 1916), considerato il maggiore rappresentante del simbolismo pittorico. La sua produzione, caratterizzata da soggetti inusuali e bizzarri legati al mondo onirico, fu inizialmente circoscritta al disegno e alla litografia per trovare in un secondo momento un cromatismo intenso con l’utilizzo della tecnica del pastello e dell’olio. Amato dai poeti simbolisti (in particolare Mallarmé), fu particolarmente apprezzato dai Nabis, e in seguito dai surrealisti. Vita. Appassionato di scienze naturali, musica, poesia, dopo aver studiato disegno a Bordeaux, nel 1858 R. si trasferì a Parigi dove subì l’influsso dell’incisore R. Bresdin e studiò litografia con H. de Fantin-Latour. Entrò quindi in contatto con G. Moreau attraverso il quale si avvicinò alle tematiche simboliste. Fin verso il 1890 si dedicò quasi esclusivamente al disegno, specie a carboncino, e alla litografia. Gli studi di paesaggi, nei quali è evidente anche il richiamo a B.-C. Corot, ma soprattutto le composizioni dai soggetti strani e insoliti, intrisi di tristezza e disperazione, trovano la loro originalità nella volontà di R. di “far vivere umanamente degli esseri inverosimili secondo le leggi del verosimile mettendo, per quanto è possibile, la logica del visibile al servizio dell’invisibile”.
Böcklin, Arnold(Basilea 1827 – San Domenico di Fiesole 1901), allievo di O. W. Schirmer a Düsseldorf, poi di A. Calame a Ginevra. Viaggiò in Belgio e in Francia; soggiornò a Roma (1850-57 e 1862-66). Si dedicò dapprima al paesaggio, si orientò poi verso un classicismo tutto evocativo e letterario, pieno di contenuti mitici e allegorici. A Monaco (1859) ebbe successo col quadro Pan. Divenuto professore a Weimar, seguitò a dipingere grandi composizioni: Idillio marino; Primavera d’amore; L’isola dei morti; Il bosco sacro; Vita somnium breve; Venus Genitrix, ecc. Dimorò a Monaco (1871-74), a Firenze (1874-85), a Zurigo (1884-92) e ancora a Firenze, dove ebbe a collaboratore, negli ultimi anni, il figlio Carlo. La sua arte, pur nella sua radice accademica, è documento dell’interesse della cultura germanica per i miti del mondo classico.
Stuck, Franz von(Tettenweis, Bassa Baviera, 1863 – Monaco di Baviera 1928). Si formò a Monaco frequentando la Scuola di arti decorative, il Politecnico (1882-84) e infine l’Accademia (1885-89, dove insegnò dal 1895); nel 1892 fu tra i promotori della secessione di Monaco. Sensibile all’influenza di A. Böcklin e di H. Thoma trattò, con intonazioni simboliste, ritratti, nudi monumentali di forte carica erotica e composizioni allegoriche spesso ispirate alla mitologia classica (Il peccato, 1893, Monaco, Neue Pinakothek; Oreste e le ninfe, 1905, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna) che gli diedero notorietà. Abile illustratore e caricaturista (collaborò alle riviste Pan e Jugend), fu anche scultore e architetto: nel 1898 a Monaco progettò e fece edificare in stile neoclassico la sua residenza che, dal 1968, ospita il museo a lui dedicato.
Khnopff, Fernand. – Pittore, incisore e scultore belga (Grembergen-lez-Termonde 1858 – Bruxelles 1921). Recatosi più volte a Parigi e in Inghilterra, fu sensibile all’influsso dei preraffaelliti e di G. Moreau. Le sue pitture sono ricche d’allusioni simboliche (Ascoltando Schumann, 1883, Bruxelles, Musées royaux des beaux-arts; Il segreto, 1902, Gand, coll. priv.), come le sue sculture (maschere femminili in materiali preziosi, busti policromi).
Hodler, Ferdinand. – Pittore svizzero (Berna 1853 – Ginevra 1918). Dopo un’infanzia difficile e un breve apprendistato come decoratore, frequentò a Ginevra l’Accademia di belle arti. Allievo di B. Menn (1871-76), in quegli stessi anni, produsse ritratti, scene di genere con figure e soprattutto paesaggi alpestri che, ancora legati alla tradizione vedutistica svizzera, risentono anche del realismo di R. Zünd. Lasciata Ginevra per Berna, nel 1878 soggiornò a Madrid dove fu particolarmente colpito dalle opere di Rubens e Velázquez. Tornato in Svizzera, trascurò i temi consueti affrontando, con eguale efficacia, il quadro storico, il ritratto e il paesaggio in ampie composizioni simboliche (Guerriero infuriato, 1884, Ginevra, Musée d’art et histoire; La Notte, 1889-90, Berna, Kunstmuseum). Il suo affermarsi in ambito internazionale coincise con una crisi di misticismo dominata dal tema della morte che emerge costantemente nella sua opera, con un disegno incisivo e un uso sommario del colore (Donna morente, 1915, Basilea, Kunstmuseum). Le sue composizioni, stilizzate secondo il gusto Jugendstil e organizzate in rigorosi ritmi simmetrici (Il Lago di Ginevra, 1895, Zurigo, Kunsthaus; Il Giorno, 1900, Berna, Kunstmuseum) costituirono una delle fonti dell’espressionismo tedesco.