Incontro 21 giugno 2012

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Qualche notizia relativa all’argomento e ai pittori di cui si parlerà nel prossimo incontro.

Post-Impressionismo

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera e altre fonti internet.
Dopo il breve periodo della pittura impressionista, ad iniziare dallo stesso Cézanne, nell’arte di tutta l’Europa si profilano inedite tendenze in veloce maturazione e si compongono nuovi gruppi di pittori, la cui eterogeneità riguarda anche i Paesi di origine. Si incominciano ad evidenziare anche personalità singole con stili originali e con forti peculiarità.
Il Post-impressionismo non è un movimento vero e proprio e il suo termine viene usato convenzionalmente per indicare le svariate esperienze pittoriche, nate e sviluppatesi dopo l’Impressionismo. Fu coniato dal critico d’arte Roger Fry in occasione di una manifestazione pittorica svoltasi a Londra nel 1910, nella quale vennero esposte opere di Gauguin, Cezanne e Van Gogh. Tutte queste esperienze, prevalentemente figurative, hanno come comune denominatore l’eredità, più o meno grande, del precedente stile. Tuttavia il post-impressionismo non può essere considerato un ben definito movimento, in quanto i caratteri stilistici che accorpa, sono tra i più svariati.
Possiamo affermare che il Post-Impressionismo è soltanto un termine di definizione per l’individuazione di un ben determinato periodo cronologico, che abbraccia gli ultimi due decenni del 1800 ed i primi anni del 1900. Il fenomeno “Impressionismo” ha portato una grande novità, che si evidenzia nella rivendicazione di un ben definito linguaggio pittorico, ponendo la pittura su un piano completamente diverso dalla realizzazione di altre immagini.
I post-impressionisti non sentono più il bisogno di riflettere la reale consistenza della natura attraverso gradevoli effetti luminosi del colore, ma cercano di rappresentare una visione di essa in modo sempre più soggettivo. Occorre ricordare che, in questo periodo, la nascita della tecnica fotografica mette a disposizione un mezzo che riproduce la realtà in tutti i suoi dettagli, registrando una visione ottica talmente fedele e veloce che nessun artista potrà mai raggiungere. Pertanto questa tecnica si insinua prepotentemente nel mondo dell’arte, in quello specifico campo per cui nacque la pittura, cioè la riproduzione della realtà, e proprio nel periodo in cui la stessa pittura prova ad avvicinarvisi con tutte le valenze dell’Impressionismo.
Risulta evidente che, nel raggiungimento della realtà, la pittura non può competere con la fotografia, quindi si ritrova a svolgere, in questo processo, un ruolo alquanto marginale. All’arte pittorica serve una peculiarità che esuli dalla riproduzione realistica della natura, e per questo, si muovono sia gli impressionisti con la nuova e rivoluzionaria tecnica (accostamento di colori, movimento, attimo fuggente, en-plein-air, dare vita alla natura), sia gli artisti del post-impressionismo, cambiando totalmente le funzioni della pittura, allontanandosi dalla riproduzione e puntando sullo sviluppo della comunicazione.


Georges Seurat (1859-1891), è il pittore che porta alle estreme conseguenze la tecnica pittorica degli impressionisti. Il problema di dar maggior luce e brillantezza ai colori posti sulla tela era già stato impostato da Manet e dagli impressionisti. La loro risposta a questo problema era stato il ricorso a colori puri, non mescolati, così da evitare al massimo le sintesi sottrattive che smorzavano i colori rendendoli privi di luminosità. Georges Seurat intese dare una nuova risposta a questo problema. Egli voleva giungere ai risultati di massima brillantezza utilizzando il «melange optique», ossia la mescolanza ottica.
Negli stessi anni, le ricerche sul colore avevano trovato un notevole impulso scientifico da parte del chimico francese Chevreul. Egli aveva messo a punto il principio di «contrasto simultaneo», secondo il quale se si accostano due colori complementari le qualità di luminosità di ognuno vengono esaltate. La grande novità tecnica della pittura di Seurat furono i puntini. Egli realizzava i suoi quadri accostando piccoli puntini di colori primari. Ne derivava una specie di mosaico che trasmetteva un’indubbia suggestione. Dalla sua tecnica derivò il nome dato a questo stile, definito «puntinismo» o «pontillisme», alla francese. Altro nome che ebbe questo stile fu di neo-impressionismo, a sottolinearne la sua ideale continuazione con l’impressionismo.

Paul Signac nasce a Parigi l’11 novembre del 1863 (muore a Parigi il 15 Agosto del 1935) da una famiglia di commercianti. Questa si trasferisce nei pressi di Place Pigalle, nel cuore di Montmartre, popolata da artisti, modelle e mercanti d’arte, che influiscono sulla decisione di Signac di dedicarsi alla pittura. Cominciò come impressionista, e a Parigi nel 1884 fu tra i fondatori della Société des Independants, esponendo quell’anno al loro Salon. Amico di Seurat, elaborò con lui la tecnica del pointillisme (puntinismo, divisionismo),  caratteristica del Neo – Impressionismo; nel suo studio avevano luogo le riunioni dei Neo-Impressionisti. Nel 1888 fu invitato ad esporre con i Venti a Bruxelles; l’anno dopo si recò ad Arles per visitare Van Gogh, che aveva pure praticato per breve tempo la tecnica divisionista. Nel 1892, per studiare gli effetti cromatici delle vibrazioni luminose sul mare, Signac viaggiò ripetutamente lungo le coste francesi, dalla Bretagna al Mediterraneo; cominciò anche a dipingere in modo che doveva diventare caratteristico del suo stile, e che era una variazioni della tecnica da lui caldamente patrocinata: sostituendo cioè, ai puntini più o meno irregolari di Seurat e degli altri, dei tocchi di colore quadrati, simili alle tessere di un mosaico.

Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901) è uno degli ultimi pittori impressionisti. Discendente di una nobile ed antichissima famiglia francese, la sua vita fu segnata, a quattordici anni, da due cadute da cavallo che gli procurarono delle fratture ad entrambe le ginocchia. In seguito le sue gambe non crebbero al pari del resto del corpo, restando egli deforme come un nano. Ciò lo portò a vivere una vita bohemien nel pittoresco e malfamato quartiere parigino di Montmartre. E in questo povero universo di ballerine e prostitute egli svolse la sua arte, prendendo di lì la propria ispirazione. Morì nel 1901 all’età di trentasette anni per problemi di alcolismo. Egli è soprattutto un grande disegnatore, portando la sua arte su un piano che era sconosciuto agli altri pittori impressionisti: quello della linea funzionale. Egli con la linea coglie con precisione espressionistica le forme, i corpi e lo spazio. Non solo. Anche le superfici vengono tutte intessute di linee che si intrecciano a formare suggestivi intrecci.
Questa sua capacità di deformare la linea con grande capacità espressionistica rese la sua opera pittorica densa di suggestioni per i movimenti pittorici successivi. Soprattutto l’espressionismo prese ispirazione da Toulouse-Lautrec ma anche la successiva cultura figurativa liberty che fece della linea la sua principale matrice figurativa. Ed al liberty Toulouse-Lautrec fornì anche un nuovo ambito di applicazione: quello del manifesto d’autore. Egli, infatti, fu il primo pittore ad utilizzare le sue capacità artistiche per la produzione di grafica d’autore, soprattutto in occasione di spettacoli teatrali e cabarettistici.

Vincent Van Gogh (Willem Gogh) (Zundert, 30 marzo 1853 – Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890) Autore di ben 864 tele e di più di mille disegni, tanto geniale quanto incompreso in vita, influenzò profondamente l’arte del XX secolo. Dopo aver trascorso molti anni  soffrendo di frequenti disturbi mentali,morì all’età di 37 anni per una ferita da arma da fuoco, molto probabilmente auto-inflitta In quel momento i suoi lavori erano conosciuti da ben
poche persone e apprezzati da ancora meno. Van Gogh iniziò a disegnare da bambino e continuò a farlo finché non decise di diventare un artista.
Iniziò a dipingere a trent’anni e realizzò molte delle sue opere più note nel corso degli ultimi due anni della sua vita. I suoi soggetti consistevano in autoritratti, paesaggi, nature morte di fiori, dipinti di cipressi, rappresentazione di campi di grano e girasoli. La sua formazione si deve all’esempio del realismo paesaggistico dei pittori di Barbizon e del messaggio etico e sociale di Jean-François Millet. Van Gogh trascorse la sua prima età adulta lavorando per una ditta di mercanti d’arte, viaggiò tra L’Aia, Londra e Parigi. Per breve tempo si dedicò anche all’insegnamento; una delle sue aspirazioni iniziali fu quella di
diventare un pastore e dal 1879 lavorò come missionario in una regione mineraria del Belgio, dove ritrasse persone della comunità locale. Nel 1885, dipinse la sua prima grande opera: I mangiatori di patate. La sua tavolozza, al momento costituita principalmente da cupi toni della terra, non mostra ancora alcun segno della colorazione viva che contraddistinguerà le sue successive opere. Nel marzo del 1886, si trasferì a Parigi dove scopre gli impressionisti francesi. Più tardi, spostatosi nella Francia del sud, i suoi lavori furono influenzati dalla forte luce del sole che vi trovò.

Paul Gauguin (Parigi, 7 giugno 1848 – Hiva Oa, 8 maggio 1903) Formatosi, dalla metà degli anni Ottanta, nell’Impressionismo, si distaccò dall’espressione naturalistica accentuando progressivamente l’astrazione della visione pittorica, realizzata in forme piatte di colore puro e semplificate con la rinuncia alla prospettiva e agli effetti di luce e di ombra, secondo uno stile che fu chiamato sintetismo o cloisonnisme, al quale rimase sempre fedele pur sviluppandolo durante tutta la sua vita e portandolo a piena maturità nelle isole dei mari del Sud, quando egli si propose il tema di rappresentare artisticamente l’accordo armonico della vita umana con quella di tutte le forme naturali, secondo una concezione allora ritenuta tipica delle popolazioni primitive. I pittori nabis e i simbolisti si richiamarono esplicitamente a lui, mentre la libertà decorativa delle sue composizioni aprì la via all’Art Nouveau, così come il suo trattamento della superficie lo rese un precursore del fauvismo e la semplificazione delle forme fu tenuta presente da tutta la pittura del Novecento.

Incontro 24 maggio 2012

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Qualche notizia relativa all’argomento e ai pittori di cui si parlerà nel prossimo incontro.

Impressionismo

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L’Impressionismo è un movimento artistico (soprattutto pittorico) nato in Francia, a Parigi, nella seconda metà dell’Ottocento e durato fino ai primi anni del Novecento.
Una precisa esperienza di gusto, un momento caratteristico e storicamente definito, identificano questa tendenza nella civiltà artistica moderna.
Fondamentali per la nascita dell’Impressionismo, nato intorno al 1860 a Parigi, furono le esperienze del Romanticismo e del Realismo, che avevano rotto con la tradizione, introducendo importanti novità: la negazione dell’importanza del soggetto, che portava sullo stesso piano il genere storico, quello religioso e quello profano; la riscoperta della pittura di paesaggio; il mito dell’artista ribelle alle convenzioni; l’interesse rivolto al colore piuttosto che al disegno; la prevalenza della soggettività dell’artista, delle sue emozioni che non vanno nascoste e camuffate, rapidi colpi di spatola, creando un alternarsi di superfici uniformi e irregolari, divenne il punto di partenza per le ricerche successive degli impressionisti.
Un altro importante riferimento, difficilmente inquadrabile, fu Camille Corot, chiamato affettuosamente dai suoi discepoli père Corot (papà Corot), con i suoi paesaggi freschi e semplici, lontani dalle convenzioni.
Nuovi stimoli vennero anche dall’Esposizione universale di Parigi del 1867, dove trovò sfogo l’interesse per l’arte esotica, in particolare quella giapponese. Hokusai e la scuola Ukiyo-e rappresentavano scene di vita quotidiana molto vicine al realismo che andava diffondendosi in Francia e in Europa. Già Baudelaire, alcuni anni prima, aveva distribuito agli amici delle stampe giapponesi, che presto divennero una moda e furono apprezzate e acquistate anche dai pittori impressionisti.
Si deve però ricordare che, nonostante l’allontanamento dalla tradizione, restava il punto fermo della copia delle opere dei grandi del passato, custodite al Louvre.
Infine, importanti novità vennero dalle scoperte delle scienze, come la macchina fotografica e le Leggi sull’accostamento dei colori di Eugène Chevreul: queste furono alla base della teoria impressionista sul colore, che suggeriva di accostare i colori senza mescolarli, in modo tale da ottenere non superfici uniformi ma “vibranti” e vive.

Altre info

Édouard Manet (Parigi, 23 gennaio 1832 – Parigi, 30 aprile 1883) Édouard Manet

Egli stesso non ha mai voluto essere identificato col gruppo degli impressionisti, né partecipò mai alle loro esposizioni. Questo perché, per tutta la vita, preferì avere un riconoscimento ufficiale davanti allo Stato mediante l’ammissione al Salon, e non attraverso sotterfugi, come lui stesso affermò.
Egli infatti manifestò una decisa posizione in difesa del principio della libertà espressiva dell’artista, con opere che suscitarono scandalo presso i suoi contemporanei, come Colazione sull’erba e Olympia.
A partire dal 1869 si dedicò alla pittura en plein air (“all’aperto”) e le sue uscite ai giardini delle Tuileries, sul retro del Louvre, divennero quasi degli appuntamenti mondani. La sua attività di pittura continuò fino al 1883, l’anno della sua morte.
Il pittore ottenne una grandissima fama e tutt’oggi rimane il più grande interprete della pittura pre-impressionista.

Claude Oscar Monet (Parigi, 14 novembre 1840 – Giverny, 6 dicembre 1926) Claude Oscar Monet

Oscar Claude Monet trascorre l’infanzia a Le Havre. E’ il pittore che, forse più di tutti, rappresenta ai nostri occhi l’impressionismo. Boulevard des Capucines Se Manet é l’anima delle riumioni al “Caffè Guerbois”, Claude Monet lo è all’interno del movimento impressionista.
Nel 1859, s’iscrive all’Académie Suisse di Paris e inizia a frequentare la Brasserie des Martyrs, luogo d’incontro di artisti e intellettuali. Nel 1860 è coscritto e parte per l’Algeria.
Nel 1862, tornato a Parigi, conosce Sisley, Renoir e Bazille. E’ decisivo poi l’incontro con Courbet, di cui studia la tecnica pittorica. Nel 1865 Claude Monet espone per la prima volta al Salon con successo. Nel 1869 dipinge “La Grenouillère”, il suo primo quadro pienamente impressionista. Qui non si tratta del sentimento romantico della natura, né soltanto del plei air tanto caro a lui e ai suoi amici.

Hilaire-German-Edgar Degas (Parigi, 19 luglio 1834 – Parigi, 27 settembre 1917) Hilaire-German-Edgar Degas

La maggior parte delle opere di Degas possono essere attribuite al grande movimento dell’Impressionismo, nato in Francia verso la fine del diciannovesimo secolo in reazione alla pittura accademica dell’epoca. Gli artisti che ne facevano parte come Claude Monet, Paul Cézanne, Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley, Mary Cassatt, Berthe Morisot, Camille Pissarro, stanchi di essere regolarmente rifiutati al Salone Ufficiale si erano riuniti in una società anonima per mostrare la loro arte al pubblico.
In genere le caratteristiche principali dell’arte impressionista sono il nuovo uso della luce e i soggetti all’aperto. Gli impressionisti riuscirono a rivoluzionare la pittura, accorgendosi che l’occhio umano non riceve dalla realtà un’immagine dettagliata, ma un insieme di colori che poi la mente rielabora in forme distinte. Così la prima impressione visiva divenne fondamento e scopo dell’impressionismo. Infatti questi artisti, lavoravano “en plein air” (all’aperto), ciò consentiva di riportare subito sulla tela la realtà visiva percepita. La tecnica pittorica consisteva in rapide pennellate di colore, non fissando i dettagli, ma dando un effetto cromatico – luminoso dell’insieme.
Nella scelta dei temi prevalsero le situazioni in cui le vibrazioni luminose erano più percepibili perché accentuate dal movimento. Queste caratteristiche non sono sempre applicabili a Degas: anche se lui fu uno dei principali animatori delle mostre impressioniste, non trova un giusto posto nel movimento che asseriva la libertà di dipingere. Ai dipinti all’aperto egli preferiva «ciò che non si vede più nella memoria». Dirà un giorno a Pissarro: «Voi avete bisogno di una vita naturale; io di una fittizia.»

Paul Cézanne (Aix-en-Provence, 19 gennaio 1839 – Aix-en-Provence, 22 ottobre 1906) Paul Cézanne

«La tesi da sviluppare è, qualsiasi sia il nostro temperamento o capacità di fronte alla natura, riprodurre ciò che vediamo, dimenticando tutto quello che c’è stato prima di noi. Il che, penso, permette all’artista di esprimere tutta la sua personalità, grande o piccola»

(Cézanne, lettera a Émile Bernard, 23 ottobre 1905)

Compie studi regolari iscrivendosi nel 1852 al Collegio Bourbon, ed è qui che incontra Emile Zola, con cui manterrà una amicizia profonda fino al 1886; frequenta anche la scuola di disegno locale.
Vorrebbe recarsi a Parigi a studiare pittura, ma a causa dell’opposizione paterna può realizzare il suo desiserio solo nel 1861.
Il primo soggiorno parigino non è però felice: deluso e amareggiato ritorna dopo alcuni mesi ad Aix, dove si impiega nella banca paterna.
Ma nel novembre del 1862 egli è di nuovo a Parigi, dove frequenta l’Académie Suisse e stringe amicizia con molti dei futuri impressionisti: Pissarro,Monet, Sisley, Renoir ed altri. In preda a una nuova crisi di sconforto ritorna ad Aix nel 1864; da quest’epoca al 1870 alternerà i soggiorni ad Aix con quelli parigini.
Durante la guerra del ’70 si ritira a dipingere a L’Estaque, presso Marsiglia.
Nel 1873 è ad Auvers-sur-Oise, dove dipinge la maison du pendu, che espone l’anno seguente con altre tele, alla prima mostra degli impressionisti.
Le sue opere trovano da parte del pubblico un’accoglienza assai poco incoraggiante, che si ripete anche nel 1877 alla terza mostra impressionista, cui Cézanne partecipa con diciassette dipinti; l’anno seguente segna il suo distacco dall’Impressionismo.
La sua vita è caratterizzata da frequenti spostamenti attraverso la Francia: oltre che ad Aix e a Parigi egli è a L’Estaque, Pontoise, Fontainebleau, Giverny.
L’ ’86 è l’anno della clamorosa rottura con Zola : questi infatti nel suo romanzo ” L’oeuvre ” , prende Cézanne come modello di un pittore fallito.
Qualche anno prima, nell’ ’82, Cézanne ha visto per la prima volta una sua opera accettata al Salon;; nell’ ’87 espone col gruppo ‘Les XX ‘ a Bruxelles, e nell’ ’89, grazie a Chocquet, alla Decennale dell’Arte francese; la sua prima mostra personale, organizzatagli nel ’95 da Vollard, benchè incontri ancora una volta l’incomprensione del pubblico, consolida l’appezzamento della sua opera da parte degli artisti.
Alle soglie del secolo nuovo la sua fama è ormai internazionale espone a Bruxelles , alle mostre degli Indépendants, e, con grande successo, al Salon d’Automne.
Il 15 ottobre 1906, sorpreso da un acquazzone mentre dipinge all’aperto presso Aix, il pittore viene colto da sincope; si spegne, nella sua casa di Aix, il 22 ottobre, all’età di sessantasette anni.

Pierre-Auguste Renoir (Limoges, 25 febbraio 1841 – Cagnes-sur-Mer, 3 dicembre 1919) Pierre-Auguste Renoir

Nato a Limoges (Francia), da Leonard e Marguerite, entrambi sarti, visse dall’età di tre anni a Parigi: nonostante l’interesse per la musica, il padre lo indirizzò alla decorazione della porcellana, spiccò anche in quest’arte. Il padre, nella speranza che diventasse un buon artigiano, gli permise di seguire dei corsi serali di disegno.
Grazie all’aiuto del maestro Charles Gleyre, fu ammesso nel 1862 all’Ecole des Beaux-Artes: qui conobbe Alfred Sisley, Frédéric Bazille e Claude Monet, con i quali iniziò presto a recarsi a Fontainebleau per dipingere en plein air.
Grazie a Esmeralda che danza, nel 1864 fu ammesso al Salon: nonostante le successive commissioni ricevute, non era però in grado di mantenersi autonomamente.
Nel 1870 partecipò al conflitto franco–prussiano. Nel 1873 insieme ad altri pittori creò la Società anonima cooperativa di artisti, pittori, scultori, incisori, etc. che nel 1874 organizzò la prima esposizione degli impressionisti presso lo studio del fotografo Nadar.
Tra il 1874 ed il 1877, pur in difficoltà economiche, si dedicò assiduamente alla pittura: risalgono a questi anni alcuni tra i suoi capolavori, come Bal au moulin de la Galette e Nudo al sole.
Risollevate le sue finanze, grazie alla vendita delle sue opere, nel 1881 viaggiò in Algeria e in Italia: qui rimase colpito dai dipinti di Raffaello e dagli affreschi di Pompei.
Nel 1890 si sposò con Aline Charigot, dalla quale ebbe 3 figli: Pierre (1885), Jean (1894) e Claude (1901). Nel 1900 venne insignito del titolo di Cavaliere della Legion d’Onore.

Alfred Sisley (Parigi, 30 ottobre 1839 – Moret-sur-Loing, 29 gennaio 1899) Alfred Sisley

Figlio di un ricco mercante inglese trasferitosi in Francia, Alfred nacque a Parigi, ma per tutta la vita non riuscirà mai ad ottenere l’agognata cittadinanza francese.
Dopo una giovinezza dorata, nel 1870, a causa del conflitto tra Francia e Prussia, il padre fallisce e muore di lì a poco di crepacuore, lasciando la famiglia in una miseria di cui Alfred non riuscirà mai ad allentare la morsa. Nonostante l’aiuto degli amici Impressionisti, egli sarà l’unico membro del gruppo ad essere praticamente ignorato in vita.
Morirà, povero e solo, di cancro alla gola, nel 1899 a Moret-sur-Loing ove s’era ritirato. Beffardamente, un anno dopo uno dei suoi quadri più celebri, L’inondazione a Port-Marly, sarà venduto per una cifra esorbitante: quasi il doppio di quanto l’artista era riuscito a guadagnare in vita.

Jean Frédéric Bazille (Montpellier, 6 dicembre 1841 – Beaune-la-Rolande, 28 novembre 1870) Jean Frédéric Bazille
(Autoritratto 1865-1866, olio su tela)

Proveniente da una famiglia protestante agiata, si reca a Parigi a studiare medicina, facoltà che abbandona presto per dedicarsi, con la disapprovazione dei genitori, alla pittura, influenzato dalla pittura di Eugene Delacroix. Nel 1862 viene in contatto con Monet, Renoir e Sisley, i migliori membri del movimento impressionista, che aveva conosciuto frequentando lo studio del maestro Charles Gleyre a Parigi. Le stanze dello studio di Bazille, situato a Batignolle, diventano ben presto punto di incontro per questi artisti. Il nome iniziale per gli impressionisti fu, appunto per questo, “Scuola di Batignolle”.
Durante i suoi soggiorni annuali a Meric, sulle rive del Lez, presso la villa di famiglia, maturò il suo stile. Qui dipinse La robe Rose nel 1864, risultato della volontà di voler conciliare le tesi impressioniste con le regole della pittura classica. Nello stesso luogo, dipinge anche La vue de village: Castelnau, qualche anno più tardi. Quest’opera presenta una struttura molto simile a La robe Rose. La sua maggiore conquista a livello artistico fu quella di aver saputo fondere in un’unica immagine la figura umana con il paesaggio.
I programmi per la prima mostra impressionista indipendente furono interrotti dallo scoppio della guerra franco-prussiana nel 1870-1871. Bazille si arruola volontariamente nell’esercito in un reggimento di Zuavi, contro le richieste degli amici pittori. Poco dopo, durante la sua prima battaglia al fronte a Beaune-la-Rolande, venne ucciso all’età di soli 29 anni.

Jacob Camille Pissarro (Charlotte Amalie, 10 luglio 1830 – Parigi, 13 novembre 1904) Jacob Camille Pissarro

Dapprima commesso nella bottega di merciaio del padre, ed avendo una grande passione per il disegno, appena poté scappò di casa alla volta del Nicaragua, dove eseguì i suoi primi dipinti per pagarsi il viaggio per l’Europa. A Parigi frequenta l’École des Beaux-Arts e studia le opere di Gustave Courbet, Charles-François Daubigny, e Jean-Baptiste Camille Corot, che lo colpiscono in modo particolare.
Dal 1859 inizia a frequentare l’Académie Suisse, dove conosce Claude Monet. Si reca a dipingere en plein air (all’aperto) nei piccoli paesi di periferia e lungo i fiumi. Nello stesso anno partecipa per la prima volta al Salon con un paesaggio di Montmorency.
Nel 1861 diventa amico di Paul Cézanne e Guillaumin. Nel 1861 e nel 1863 viene rifiutato al Salon; per questo decide di esporre al Salon des Refusés.
Come molti altri pittori, è un assiduo frequentatore del Café Guerbois, il locale di Batignolles dove si tengono accese discussioni sull’arte.
Per il suo carattere aperto e conciliante, il suo aspetto simile ad un profeta con la lunga barba bianca, e gli incoraggiamenti che sapeva infondere nei giovani artisti (fu lui, infatti, a scoprire il genio di Van Gogh), venne visto da tutti gli impressionisti come l’anima che seppe mantenere unito il gruppo per tanti anni.

Eugène Boudin (Honfleur, 12 luglio 1824 – Deauville, 8 agosto 1898) Eugène Boudin

Nel 1835 si trasferisce a Le Havre, dove lavora come apprendista presso una tipografia, riuscendo poi ad aprire un negozio di colori e dedicandosi alla pittura.
Nel 1848 compie un lungo viaggio nella Francia settentrionale e nelle Fiandre, approfondendo gli studi sulla tecnica pittorica.
Nel 1850 Eugène Boudin ottiene una borsa di studio comunale che gli permette di studiare a Parigi, sotto la guida di Constant Troyon; questa esperienza gli consente di affiancare una solida formazione tecnica alla sua gioiosa passione nel dipingere la natura.
Nel 1855 torna a Le Havre e si specializza nei paesaggi della costa del Nord, ispirati a Camille Corot, il quale soprannomina Boudin il “re dei cieli”, sottolineando la pregevole tecnica con cui dipinge le nuvole e le sfumature di azzurro che occupano buona parte dei suoi quadri.
Proprio in quegli anni Eugène Boudin conosce Gustave Courbet, Claude Monet e Johan Barthold Jongkind.
In effetti è proprio il nuovo atteggiamento del pittore verso la natura e il paesaggio a permettere la straordinaria rivoluzione operata dagli impressionisti, che ne assimilano sia le innovazioni stilistiche sia lo spirito.
Monet stesso confesserà: “Se sono diventato pittore lo devo a Eugène Boudin. È a lui che devo l’educazione definitiva del mio occhio”.

Berthe Marie Pauline Morisot (Bourges, 14 gennaio 1841 – Parigi, 2 marzo 1895) Berthe Marie Pauline Morisot

Ha 2 sorelle, e con una di queste, Edma, si trasferisce a Parigi per studiare pittura. I genitori, in particolare il padre, importante funzionario statale, le insegnano a disegnare e la incoraggiano a seguire gli studi artistici, accogliendo volentieri i suoi amici pittori, tra cui Edgar Degas.
Berthe mostra un notevole talento, ma non potendo essere accettata all’École des Beaux-Arts in quanto donna, studia privatamente nello studio del pittore accademico Joseph Guichard, che la presenta a Corot, sotto la cui guida impara a dipingere all’aperto.
Nel 1864 è ammessa al Salon e vi partecipa regolarmente fino al 1873.
Nel 1868 conosce Édouard Manet, il quale le chiede di posare per lui: nel corso degli anni le dedicherà undici ritratti.
Il suo stile iniziale risente dell’influenza di Corot, ma col tempo l’amicizia con Manet l’avvicina allo stile impressionista.
Il suo tratto diventa più sciolto, dando un’impressione di immediatezza e di spontaneità.
Nella sua tavolozza prevale il bianco, talvolta arricchito da decise pennellate di colore intenso e vivace, che risalta sul fondo scuro e le permette di realizzare delicate opalescenze; per aumentare questi effetti di luminosa trasparenza, Berthe unisce spesso i colori a olio agli acquerelli.
Nella sua vita, Berthe Morisot, come le altre artiste del periodo, ha dovuto lottare contro i pregiudizi di chi trovava disdicevole per una donna la professione di pittrice, tanto che, nel suo certificato di morte, sarà identificata come “senza professione”.
I pregiudizi del tempo, con conseguenti difficoltà a dipingere all’aperto o in luoghi pubblici, la rendono indifferente ed estranea alle questioni sociali che agitano la vita parigina in quei decenni; Berthe è quindi portata a dipingere interni e scene domestiche, con donne eleganti della media e alta borghesia ritratte in casa o in giardino, in varie ore della giornata.

Jean-Baptiste Armand Guillaumin (Parigi, 16 febbraio 1841 – Orly, 26 giugno 1927) Jean-Baptiste Armand Guillaumin

Nato a Parigi, lavorò come commesso in una merceria prima di iscriversi nel 1861, grazie ad una vincita alla lotteria, all’Académie Suisse dove incontrò Paul Cézanne e Camille Pissarro. Pur non raggiungendo mai la notorietà dei due amici, Guillaumin ebbe una profonda influenza sulla loro arte: Cézanne stesso tentò alcuni dei suoi lavori più innovativi dopo aver visto alcune prove dell’amico in riva alla Senna. Guillaumin espose al Salon des Refusés nel 1863 e divenne amico di Vincent van Gogh, il cui fratello Theo si occupò spesso della vendita di alcuni suoi quadri. Apprezzato per l’intensità dei suoi colori, fu ricercato da molti musei, anche all’estero: le sue opere più note sono le vedute di Parigi, della zona di Creuse e della regione presso Les Adrets-de-l’Estérel, vicino alle coste della Provenza.

Incontro 19 aprile 2012

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Preraffaelliti

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Riunitisi in Confraternita, a Londra nel 1848, i Preraffaelliti intendono opporsi all’arte accademica, riacquistare il senso etico dell’operare dei primitivi e, nel contempo, esprimere contenuti della modernità; connota le loro prime opere un linguaggio vivido e analitico, in bilico fra una tensione molto determinata verso il dato naturalistico e la predilezione per materiali storici e arcaizzanti, nutriti di emozioni romantiche.
Attenti ai problemi sociali, interessati al mondo della scienza, sono insieme astratti e respinti dal progresso tecnico: pensiamo al rapporto indubbiamente condizionante con la fotografia, o alla polemica allarmata e premonitrice contro lo sviluppo dell’industrializzazione. Non è facile chiudere in definizioni calzanti un fenomeno, rivelatosi presto eterogeneo per l’apporto invero differenziato dei tre protagonisti (Dante Gabriel Rossetti, William Holman Hunt, John Everett Millais), cui si aggiunge il contributo,di un artista della generazione precedente: Ford Madox Brown-Ragazzi -i primi tre – Intorno ai vent’anni, associatisi in nome di una imperiosa, anche se generica, volontà di ribellione, con atteggiamenti che ricalcano, in qualche modo, le diatribe dell’eroe prediletto da Rossetti: William Blake; dominati dall’ansia’ di liberarsi dalla tirannia dell’esempio post-rinascimentale, dall’uso “sporco” del colore nella pittura ufficiale, dalla trivialità di molta produzione contemporanea. Ansiosi di qualificarsi socialmente, cercando magari avalli autorevoli, quale quello di John Ruskin che, nel 1851, si ergerà a loro difensore contro le aggressioni della critica.
Il nome esprime, owiamente, il rifiuto di Raffaello e di tutta quell’arte che, per realizzare “la bellezza”, ha tradito “la verità”, e sottende una consapevole emulazione della pittura primitiva anche se Holman Hunt mirerà a minimizzarne l’influsso, affermando, come principio base del preraffaellismo, un ritorno alla natura “tout court”. Gli elementi arcaizzanti, in realtà, rimarranno a lungo importanti nel solo Rossetti, ma è sulle due polarità di naturalismo e primitivismo che si gioca, all’inizio, l’avventura preraffaellita.
Concetti ambigui entrambi, anche se determinanti nel creare uno stile che caratterizzerà (negli anni fra il 1850 e il 1860) un nutrito gruppo di artisti, riconoscibili per un vago medioevalismo di temi e di gusto, o per la tecnica del fuoco ravvicinato sui particolari e per l’uso di colori puri, per l’aspirazione a trattare in modo prosaico soggetti poetici, storici o religiosi, o per la scelta di episodi di vita contemporanea negli epigoni della Confraternita spesso tratti quasi di peso dalle pagine più sentimentali di Dickens e di Trollope.

LogoDante Gabriel Rossetti
Nato il 12 maggio 1828 a Londra, fu battezzato secondo il rito cristiano con il nome di Gabriel Charles Dante Rossetti. Grazie alla sua grande sensibilità e ad un ambiente ricco di fermenti culturali (il padre aveva un vero e proprio culto per Dante Alighieri che poi si trasmetterà anche al figlio), si interessa fin da piccolo alla pittura e alle più varie discipline artistiche. Infine, è da rilevare anche l’atmosfera di pietismo e di salda religiosità che si respirava in casa sua. La madre, non a caso, insisteva che conoscesse e capisse la Bibbia e il catechismo.
Nel 1848, insieme ad altri due artisti del calibro di Hunt e Millais, dà vita alla “Confraternita Preraffaellita”, un progetto che intende essere nello stesso tempo un gruppo di lavoro e la concretizzazione di una visione estetica basata sul rifiuto della pittura accademica di origine rinascimentale (da qui l’atteggiamento polemico nei confronti della pittura anteriore a Raffaello). Lo stile si ispira fortemente alla cultura medievale e primo rinascimentale ed è basato sulla ricerca di una “verità” di rappresentazione che passa anche per un uso peculiare dei mezzi coloristici. Infine, il gruppo desiderava ribellarsi alla natura convenzionale della società Vittoriana.
LogoHunt William Holman

Il pittore inglese pre-raffaellita, William Holman Hunt, nome d’arte di William Hobman Hunt, nasce a Londra il 2 aprile 1827.

Lavora per diversi anni come impiegato per poi lasciare il mondo del commercio per dedicarsi allo studio dell’arte presso il British Museum e la National Gallery.

Nel 1844 entra alla Royal Academy dove si unisce al lavoro degli artisti Millais e Rossetti per sviluppare le teorie preraffaellite sull’arte e per fondare nel 1848 il gruppo dei preraffaelliti.

La sua prima tela che rappresenta questi temi è Rienzi, esposta alla Royal Academy nel 1849.
Il suo stile è caratterizzato dal colore chiaro, duro, illuminazione brillante, e la definizione accurata dei dettagli.

Durante tutta la sua vita l’arte di Hunt si è dedicata infatti ai concetti preraffaelliti, come si nota in opere quali La luce del mondo, Il capro espiatorio e L’ombra della morte.

Le sue opere, nonostante l’iniziale diffidenza, furono elogiate dal gruppo dei preraffaelliti proprio per la grande attenzione al dettaglio, l’uso vivace del colore e il loro complesso simbolismo: profondamente colpiti soprattutto da quest’ultimo aspetto furono John Ruskin e Thomas Carlyle.

Nel 1854 Hunt va in Terra Santa per rappresentare scene della vita di Cristo. Lo scopo di questo viaggio è quello di acquisire una totale verità storica e archeologica.
LogoJohn Everett Millais

Sir John Everett Millais (Southampton, 8 giugno 1829 – Londra, 13 agosto 1896,) è stato un pittore e illustratore inglese dell’età vittoriana, cofondatore della confraternita dei preraffaelliti.

Nato da una famiglia originaria della contea dello Jersey a soli undici anni venne ammesso alla Royal Academy per coltivare il suo naturale talento per il disegno.

Alla fine degli studi, con i compagni William Holman Hunt, Dante Gabriel Rossetti e Thomas Woolner, fonda la confraternita dei Preraffaelliti, piccola corrente che che sostiene, per l’arte figurativa, il ritorno ai “primitivi”, agli artisti prima di Raffaello e di Michelangelo, ossia prima del peccato d’orgoglio che aveva fatto dell’arte un’attività intellettuale.

Il movimento preraffaellita é un aspetto della tendenza romantica a rivalutare il Medioevo e a ricondurre l’arte alla espressività religiosa, correndo parallela alle correnti dei “primitifs” francesi e alla corrente dei “puristi” italiani.

I Preraffaelliti si ispirano alla leggenda di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, prendono ispirazione dai personaggi di Shakespeare e dalle immagini della poesia contemporanea.

Considerato il vero talento della Confraternita, capace di fondere il medievalismo romantico di Rossetti e lo spirito di osservazione di Hunti, John Everett Millais, realizza i suoi dipinti secondo la poetica dei preraffaelliti, oggetto di violente controversie da parte di alcuni critici.
LogoFord Madox Brown

Ford è nato a Calais. figlio di un commissario di bordo, studia in continente: a Bruges, a Gand, poi all’Accademia di Anversa. A Parigi conosce la grande pittura: da Rembrandt agli spagnoli, ai romantici contemporanei. A Londra, nel 1844 partecipa alle gare per la decorazione del palazzo del Parlamento; a Roma, nel 1845-1846, entra in contatto con i nazareni. Stava sperimentando uno stile primitivo dal taglio chiaro, con effetti e colori delicati, quando Rossetti, nel marzo del 1848, gli si rivolse per lezioni di pittura. Successivamente condividerà i moduli della P.R.B., adottando la tecnica del fondo bianco umido, la minuzia di esecuzione, l’attenzione ai soggetti contemporanei, coltivando anche, unico del gruppo originario, la pittura di paesaggio.
Due sue opere sono particolarmente importanti nel quadro del realismo sociale dei preraffaelliti: La partenza dall’Inghilterra (1855) e Il lavoro (1852-1863). La prima è notevole anche dal punto di vista artistico. L’ovale del formato concentra l’immagine dignitosamente disperata della coppia di piccoli borghesi che si congedano dal loro paese.

da Vermeer a Kandinsky

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Da Vermeer a Kandinsky

Capolavori dai musei del mondo a Rimini

da www.fulltravel.it

Logo Mostra

Da Vermeer a Kandinsky. Capolavori dai musei del mondo a Rimini” si tratta di un vero e proprio percorso tra le nazioni e i secoli in cui sono stati prodotti meravigliosi capolavori di arte.
Queste le sezioni di cui si compone la mostra:

  • Pittura a Venezia nel Quattrocento e nel Cinquecento
  • Pittura in Italia nel Cinquecento e nel Seicento
  • Pittura a Venezia nel Settecento
  • El eiglo de oro in Spagna
  • La Golden Age in Olanda
  • Pittura in Inghilterra tra Settecento e Ottocento
  • L’età dell’Impressionismo
  • Pittura nel XX secolo in Europa.

(da: http://www.adnkronos.com) L’esposizione si apre con una vasta sezione dedicata alla pittura veneta del Cinquecento ovvero ad uno dei periodi tra i più fecondi dell’arte italiana. Vi sono presentati i capolavori di Tiziano, Veronese, Lotto, Tintoretto, ma anche di Savoldo e di altri Maestri del territorio della Serenissima che, in questo secolo, si allargava alla Lombardia orientale, con Brescia e Bergamo. La sezione successiva introduce alla ‘Pittura in Italia nel Seicento’, con opere che documentano il classicismo di Annibale Carracci, e le declinazioni personali di Guercino, Mattia Preti, Guido Reni, Luca Giordano, Del Cairo e molti altri. Per tornare al fascino di Venezia, stavolta nel Settecento, con il Tiepolo, Guardi e i grandi vedutisti Canaletto e Bellotto.
Dall’Italia alla Spagna con una ampia, spettacolare sezione dedicata a ‘El siglo de Oro’, ovvero alla grande arte iberica del Seicento, con Velazquez, Murillo, El Greco, Ribera, Zurbaran. Dal secolo d’Oro spagnolo a quello, non meno prezioso, d’Olanda, con la sezione dedicata a ‘La Golden Age in Olanda‘. Qui le atmosfere del tutto particolari della pittura neerlandese sono proposte dal capolavoro ‘Cristo in casa di Maria e Marta’ di Vermeer (nella foto), prestito davvero straordinario e imperdibile. Non meno che dalle opere di Van Dick, Ter Brugghen e Van Honthorst.
Paesaggi, atmosfere e ritratti nella sezione dedicata a ‘La pittura in Inghilterra tra Settecento ed Ottocento‘, firmati da Hogarth, Turner, Constable, Reynolds, Gainsborough, Wright of Derby. Una sezione è riservata a ‘L’età dell’Impressionismo’ da Van Gogh a Manet, da Millet a Courbet, da Monet a Degas, da Renoir a Sisley e Pissarro.
Infine il gran finale con la ‘Pittura del XX secolo in Europa‘. Matisse, Picasso, Mondrian, Bacon con uno strepitoso trittico, De Stael, Morandi e naturalmente Kandinsky.

Ne parliamo il prossimo incontro.

Incontro 22 marzo 2012

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Qualche notizia relativa ai pittori di cui si parlerà nel prossimo incontro.

Macchiaioli

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Il termine venne coniato nel 1862 da un recensore della «Gazzetta del Popolo» che così definì, quei pittori che intorno al 1855 avevano dato origine ad un rinnovamento antiaccademico della pittura italiana in senso verista.
Al Caffè Michelangelo in Firenze, attorno al critico Diego Martelli, un gruppo di pittori dà vita al movimento dei macchiaioli. Questo movimento vorrebbe rinnovare la cultura pittorica nazionale. La poetica macchiaiola è verista opponendosi al Romanticismo, al Neoclassicismo e al Purismo accademico, e sostiene che l’immagine del vero è un contrasto di macchie di colore e di chiaroscuro, ottenuti tramite una tecnica chiamata dello specchio nero, utilizzando uno specchio annerito col fumo permettendo di esaltare i contrasti chiaroscurali all’interno del dipinto. L’arte di questi pittori consisteva “nel rendere le impressioni che ricevevano dal vero col mezzo di macchie di colori di chiari e di scuri”.

Il movimento dei Macchiaioli nasce di fatto nel 1856; affermando che la forma non esiste ma è creata dalla luce e che l’individuo vede tutto il mondo circostante attraverso forme non isolate dal contesto della natura quindi come macchie di colore distinte o sovrammesse ad altre macchie di colore, perché la luce colpendo gli oggetti viene rinviata al nostro occhio come colore.
Il colore, è per l’individuo l’unico modo di entrare a contatto con la realtà, che dovrà, per i macchiaioli essere restituita nel quadro come una composizione a macchie. (http://www.artemotore.com/macchiaioli.html )

Per ulteriori informazioni

Si parlerà dei seguenti artisti (segue una breve nota su ognuno di essi):
Giovanni Fattori,
Silvestro Lega,
Telemaco Signorini,
Adriano Cecioni,
Giovanni Boldini,
Giuseppe De Nittis,
Federico Zandomeneghi,
Raffaello Sernesi,
Antonio Puccinelli,
Odoardo Borrani,
Nino Costa,
Vincenzo Cabianca,
Cristiano Banti,
Giuseppe Abbati,
Serafino De Tivoli,
Vito D’Ancona.

Giovanni Fattori (Livorno, 6 settembre 1825 – Firenze, 30 agosto 1908). È considerato, insieme a Silvestro Lega e a Telemaco Signorini, tra i maggiori esponenti del movimento dei macchiaioli. Caso unico fra gli artisti più conosciuti, tutta la sua produzione pittorica nota è posteriore ai suoi quaranta anni.

Autoritratto
Descritto spesso come realista, fu in questo periodo che l’artista divenne un membro dei Macchiaioli, una corrente di pittori precursori dell’impressionismo.

Fattori è oggi considerato uno dei membri più notevoli di questo movimento artistico, mentre al suo tempo era considerato rivoluzionario o quanto meno poco credibile, secondo il punto di vista dell’epoca, piuttosto che espressione di un’avanguardia.

Si considerava egli stesso piuttosto un pittore di persone anziché di paesaggi: tuttavia queste figure erano generalmente poste in paesaggi fantastici e illusori che dimostrano la sua padronanza del colore sotto l’influenza della luce e delle ombre.

Silvestro Lega(Modigliana, 8 dicembre 1826 – Firenze, 21 settembre 1895).

È considerato, insieme a Giovanni Fattori e a Telemaco Signorini, fra i maggiori esponenti del movimento dei macchiaioli.
Autoritratto

Dal 1838 studia nel collegio degli Scolopi di Modigliana e, avendo mostrato una buona propensione al disegno, nel 1843 si trasferisce a Firenze per iscriversi all’Accademia di Belle Arti (Firenze) dove segue dei corsi. Tra il 1845 e il 1846 frequenta soltanto la scuola accademica di nudo, studiando privatamente nella scuola dove insegnavano alcuni pittori.

Quando Lega si unisce al gruppo dei macchiaioli è già passato dal quadro storico di sapore accademico a un forma di purismo fondata su un disegno essenziale, distinguendosi dagli altri macchiaioli per una poetica di sereni sentimenti quotidiani, per la sua adesione alla semplicità e agli affetti della borghesia di provincia e «se l’ispirazione è spesso addirittura descrittiva, l’espressione invece è riferibile all’incontro di un classico naturalismo con un sentimento schiettamente romantico» (Tinti) «un naturalismo a tal punto filtrato dalla fantasia, talmente privo di artifici retorici e ricco di umori, che lo si potrebbe definire “naturalismo poetico”» (Matteucci).

Nel 1865, Lega espose La nonna, dipinto già composto nel 1862, all’Accademia di Belle Arti di Firenze, in occasione delle celebrazioni del sesto centenario della nascita di Dante e della prossima scelta di Firenze a capitale italiana. Ma Lega non scelse un tema celebrativo bensì un soggetto intimo e domestico. «Nella sua energia inventiva del 1864 si potrebbe quasi parlare di una specie di disponibilità femmineamente passiva nel recepire le impressioni del mondo circostante, appunto costituito in gran parte da presenze di donne e bambini, con cui il colloquio è percettibile nelle sue cadenze più dolci. Più che di passività, si tratta però di un momento particolarmente introspettivo a cui inducono le stesse evenienze private» (Matteucci).

Telemaco Signorini (Firenze, 18 agosto 1835 – Firenze, 10 febbraio 1901).

Dopo aver frequentato la Scuola libera del Nudo all’Accademia fiorentina, e dopo aver dipinto dal vero con Borrani frequentò il caffè Michelangiolo. Fu il primo a illustrare le novità espressive della macchia e a interessarsi della pittura europea, che conobbe attraverso continui viaggi di studio.

Adriano Cecioni (Fontebuona, 26 luglio 1836 – Firenze, 23 maggio 1886)


Fu il solo artista dell’800 italiano per il quale il concreto operare si pose continuamente in relazione con una concezione teorica intesa a giudicarlo. Si può dire che egli conducesse all’estremo, sia nelle opere che nel pensiero, le posizioni e le contraddizioni implicate nel movimento realista intorno agli anni ’60. Cecioni ebbe un esordio classico e purista alla scuola di Aristodemo Costoli all’Accademia di Firenze, dove probabilmente apprese ad affrontare temi concettualmente elevati secondo l’uso accademico gravando l’immagine artistica di valori teorici e filosofici, dedicandosi in particolar modo alla scultura.

Giovanni Boldini (Ferrara, 31 dicembre 1842 – Parigi, 11 gennaio 1931).

Nasce, ottavo di tredici figli, da Antonio, nativo di Spoleto, e Benvenuta Caleffi. Giovanni Boldini era pittore di matrice purista, allievo di Tommaso Minardi (1787 – 1871), e restauratore. Si dice che, dotato di notevole tecnica, eseguisse buone copie di opere di Raffaello e di vedutisti veneziani. Dal padre, Zanin riceve, giovanissimo, i primi insegnamenti di disegno.

A Ferrara frequenta dal 1858 i corsi di pittura di Girolamo Domenichini, che col padre Gaetano fu autore degli affreschi accademici nel locale Teatro, e di Giovanni Pagliarini, tenuti nel Palazzo dei Diamanti. Qui ha modo di conoscere bene i grandi quattrocentisti ferraresi, oltre a Dosso Dossi e al Parmigianino.

La sua prima opera nota è Il cortile della casa paterna, un olio datato al 1855; seguono, datati alla fine degli anni Cinquanta, il suo Autoritratto a sedici anni e i ritratti del fratello Francesco, di Maria Angelini e di Vittore Carletti.

Giuseppe De Nittis (Barletta, 25 febbraio 1846 – Saint-Germain-en-Laye, 21 agosto 1884) è stato un pittore italiano appartenente alla corrente artistica del verismo e dell’Impressionismo.

Autoritratto

De Nittis, dopo il suo apprendistato presso il pittore barlettano Giovanni Battista Calò, si iscrisse nel 1860 all’Accademia di Belle Arti di Napoli sotto la guida di Mancinelli e Smargiassi, ma si mostrò disinteressato alle nozioni ed esercitazioni accademiche, per cui quattro anni più tardi fondò la Scuola di Resìna, corrente italiana sul tema del realismo. Nel 1867 si trasferì a Parigi dove conobbe Ernest Meissonier e Jean-Léon Gérôme e sposò due anni più tardi Léontine Lucile Gruvelle, che influenzerà notevolmente le scelte sociali ed artistiche del marito. Toccò il culmine della sua fama all’Esposizione Universale di Parigi del 1874 dove espose undici delle sue tele.

Federico Zandomeneghi (Venezia, 2 giugno 1841 – Parigi, 31 dicembre 1917) è stato un pittore impressionista italiano.

Dei tre “italiani di Parigi”, (con De Nittis e Boldini), Zandomeneghi è quello che ha avuto i legami più duraturi e profondi con l’ambiente impressionista e post-impressionista, partecipando ininterrottamente dal 1879 a tutte le mostre del movimento.

La vicinanza dei temi, come le immagini della toilette femminile, i paesaggi parigini, le figure in interno, sono solo un tassello, importante ma non esclusivo, di quella trama di suggestioni tra impressionismo e post-impressionismo, nelle quali si considera necessario inserire la sua arte.

La Parigi di Zandomeneghi non è la Parigi elegante, mondana e internazionale celebrata da De Nittis e Boldini, ma si racchiude nel quartiere bohèmien per eccellenza, Montmartre, dove l’artista viveva a fianco di Toulouse-Lautrec e della sua modella Suzanne Valadon.

Raffaello Sernesi (1838-1866) nacque a Firenze, figlio di un vinaio di San Frediano, ultimo di molti fratelli, si formò giovanissimo prima come apprendista presso un incisore di medaglie e poi fequentando la scuola libera di pittura di Ciseri fino al 1859, da cui trasse eleganze di sapore purista da lui mai dimenticate.

Raffaello Sernesi.jpg

 

Lasciò la scuola per problemi economici e nello stesso anno tentò di partire come volontario per la seconda guerra d’indipendenza, ma fu impedito dalla madre.

Continuò la propria formazione come autodidatta, esercitandosi sulla copia in disegno degli antichi maestri toscani.

Fu forse il 1860 l’anno in cui conobbe Telemaco Signorini, amicizia molto fruttuosa per il giovane. Si avvicinò così al movimento dei macchiaioli e seppur con uno spirito diverso dal materialismo di stampo positivista comprese subito il valore della sperimentazione macchiaiola, di cui condivise il metodo formale. La conversione religiosa, forse favorita dalle letture di alcune opere di carattere filosofico, lo spinsero a guardare il vero con sguardo mistico e questo influenzò per molti versi la sua opera.

Antonio Puccinelli (1822-1897)


Pittore toscano dell’Ottocento, considerato per il suo quadro Passeggiata del Muro Torto del 1852 un anticipatore del ‘movimento macchiaiolo’ così come Edouart Manet lo fu di quello ‘impressionista’. « Le indubbie doti di ingegno e di mano, per le quali Antonio Puccinelli fu apprezzato sia da studente che da accademico e che lo resero ben presto pittore di successo, non sarebbero state probabilmente sufficienti a fargli occupare la posizione oggi riconosciutagli nella storia dell’arte italiana del secolo XIX se non avesse avuto nel 1852, a Roma, la particolare condizione di mente e di spirito da cui nacque la straordinaria intuizione della Passeggiata del Muro Torto, opera sui generis che, a torto o a ragione, è stata vista come una sorta di anticipazione della “macchia”».

Odoardo Borrani (Pisa, 22 agosto 1833 – Firenze, 14 settembre 1905).

File:Borraniodo.jpg
Allievo all’Accademia di Firenze, orientato inizialmente verso una pittura di storia con forti rimandi al Quattrocento fiorentino. Studiò sotto la guida di Bianchi e Pollastrini.

Nel 1853 ai tavoli del Caffè dell’Onore, in Borgo la Croce, conobbe Telemaco Signorini con il quale nel 1859 partì volontario per le guerre di unificazione d’Italia.

Al suo rientro, pur ottenendo riconoscimenti per alcuni suoi quadri di impronta accademica, come La congiura dei pazzi, dipingendo con Signorini e Cabianca dal vero, addentrandosi nelle campagne di Pergentina e San Marcello Pistoiese, si orientò verso la ricerca macchiaiola, e si avvicinò in seguito alla poetica di Silvestro Lega e dal 1876 divenne sempre più descrittivo.
Giovanni Costa detto Nino (Roma, 1826 – Marina di Pisa, 31 gennaio 1903).
Leighton, ritratto di Nino Costa

Ritratto

Esponente di punta della pittura romana dell’Ottocento, Giovanni Costa ha contribuito al diffondere delle idee naturalistiche anche tra i membri del movimento pittorico dei macchiaioli.

 

 

 

Vincenzo Cabianca (Verona, 21 giugno 1827 – Roma, 21 marzo 1902).


Cabianca iniziò a dipingere nella natia Verona, continuando poi presso l’Accademia di Venezia e dal 1851 a Milano sotto la guida e l’influenza dell’Induno.
Nel 1858 aderì completamente alla poetica dei Macchiaioli, evidenziandosi per il marcato gusto chiaroscurale. Assieme a Cristiano Banti effettuò nel biennio 1959-1960 una lunga serie di studi nella località di Montemurlo, nelle vicinanze di Prato. In questo periodo le sue opere più emblematiche furono il Porcile e la Donna con un porco contro il sole, rilevanti per l’elemento realistico del soggetto ed i giochi di luce.

Negli anni sessanta del secolo, Cabianca si lasciò influenzare da elementi romantici e convenzionali oltre a farsi prendere la mano dalla sua abilità tecnica.

Cristiano Banti (Santa Croce sull’Arno, 1824 – Montemurlo, 1904) è stato un pittore italiano, figurativo di formazione accademica, esponente di spicco del movimento dei “Macchiaioli” toscani.

Ritratto di Cristiano Banti” dipinto da Giovanni Boldini nel 1865 circa. Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze

E’ stato un pittore di formazione accademica neoclassica ben presto superata per avvicinarsi ai modi dei “Macchiaioli” con cui entrò in contatto dopo il suo trasferimento a Firenze nel 1854.

Dipinse prevalentemente quadri di soggetto storico, ma soprattutto dipinse per se stesso essendo di agiata condizione economica tanto da potersi permettere di ospitare nelle ville di Montorsoli e Montemurlo, ereditate dalla marchesa Vettori, artisti amici in difficoltà.
Giuseppe Abbati (Napoli, 13 gennaio 1836 – Firenze, 21 febbraio 1868)

Ritratto di Giuseppe Abbati (1865) di Giovanni Boldini.

Figlio del pittore Vincenzo, segue la famiglia prima a Firenze nel 1842 e poi a Venezia dal 1846 al 1858, dove forma la propria cultura artistica sia sotto la guida del padre che frequentando dal 1850 l’Accademia di Belle Arti con i maestri Grigoletti e Bagnara; qui conosce i pittori Vito D’Ancona e Telemaco Signorini.

Alla fine del 1860 si trasferisce a Firenze, frequentando il ritrovo artistico del Caffè Michelangiolo insieme con i pittori Telemaco Signorini, Vincenzo Cabianca, Odoardo Borrani, Vito D’Ancona, Serafino De Tivoli e il critico, collezionista e mecenate Diego Martelli; del 1861 è il dipinto Il chiostro di Santa Croce.

Serafino De Tivoli (Livorno, 1826 – Firenze, 1892)
http://www.racine.ra.it/europa/uno/esame2005/terzaa/sarah/immagini/Gruppo_macchiaioli.jpg
Macchiaioli in posa goliardica. Da sinistra seduti: Serafino de Tivoli, Saverio Altamura, Silvestro Lega, Ferdinando Bonamici. Da sinistra in piedi: Giuseppe Bianchi, ignoto, Cristiano Banti, Odoardo Borrani. (Collezione A. Gonnelli)

Allievo dei fratelli Markò Inizialmente eseguì soprattutto studi di paesaggi.

Lavorò nella campagna senese assieme a Lorenzo Gelati e Saverio Altamura, prendendo parte alla cosiddetta Scuola di Staggia.

Dipinse la realtà cosi come appariva, usando la tecnica della macchia, ma rimanendo, più di altri pittori macchiaioli, alquanto legato alle fusioni tonali dei pittori di Barbizon.

Nel 1864 andò a Londra, dove rimase alcuni anni, e nel 1873 si recò a Parigi per studiare il movimento degli Impressionisti. A questo periodo risale il suo capolavoro,

Vito D’Ancona (Pesaro, 12 agosto 1825 – Firenze, 9 gennaio 1884)


Cominciò il suo tirocinio artistico a Firenze studiando incisione presso Samuele Jesi, poi nel 1844 fu ammesso all’Accademia di Belle Arti, dove fu allievo di Giuseppe Bezzuoli. Condivise con l’amico Serafino De Tivoli la passione per la novità impressionista.

Nel 1850 frequentò i Macchiaioli che si ritrovavano al Caffè Michelangiolo a Firenze, soprattutto Signorini. Era lui che, colto e benestante, metteva al corrente gli amici delle novità culturali europee. D’Ancona raggiunse il successo con temi di vita comune trattati come all’epoca si trattavano i soggetti storici a Firenze, cioè con toni molto contrastati, di suggestione quasi espressionistica, oppure con l’uso di una luce non sfumata, di forte carica emotiva. Da segnalare anche i paesaggi, tipicamenti macchiaioli, o le scene storiche, dove le suggestioni impressionistiche si coniugano ad una rievocazione fantastica.

Anteprima pittori incontro 23 gennaio

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Anteprima notizie su alcuni pittori di cui si parlerà nell’incontro di giovedì 23 febbraio (in ordine alfabetico).

 

 

Jean-Baptiste Camille Corot

Jean-Baptiste Camille Corot (Parigi, 26 luglio 1796 – Ville-d’Avray, 22 febbraio 1875) è stato un pittore francese di paesaggi.

Corot lavorò con lo stile dei realisti e dei romantici del suo tempo. Tra i pittori classificati nelle scuola di Barbizon, l’arte di Corot è più individuale di quella di Rousseau, le cui opere sono più rigorosamente tradizionali; è anche più poetica di quelle di Daubigny, che è, tuttavia, il più grande rivale contemporaneo di Corot; e diversa nei colori e nei particolari da quella di J-F. Millet, che ha pensato più alla cruda verità che ai minuziosi particolari delle piante.

Gli storici hanno diviso piuttosto arbitrariamente il suo lavoro in periodi, ma il punto di divisione non è mai determinato, poiché spesso ha completato un’immagine anni dopo averla cominciata. Nel suo primo periodo ha dipinto in modo tradizionale e “stretto”; — con precisione minuta, profili chiari e con definizione assoluta degli oggetti, dappertutto. Dopo il suo cinquantesimo anno i suoi metodi sono cambiati verso una larghezza dei toni e con un approccio alla potenza poetica e in seguito, per circa 20 anni, a partire dal 1865 circa in poi, il suo modo di dipingere è diventato pieno di mistero e di poesia. Durante i suoi 10 anni finali si è trasformato nel Père (padre) Corot dei circoli artistici parigini, dove era considerato con affetto personale e riconosciuto come uno dei cinque o sei pittori di paesaggio più grandi che il mondo avesse visto, con Lorrain, Friedrich, Turner e Constable.

Gustave Coubert

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/e5/Gustave_Courbet.jpg

Jean Désiré Gustave Coubert (Ornans, 10 giugno 1819 – La Tour-de-Peilz, 31 dicembre 1877) è stato un pittore francese, il più rappresentativo del movimento realista francese del XIX secolo.

Conosciuto soprattutto come il Sergyi del momento (e accreditato anche dell’invenzione del termine stesso), Courbet è pittore di composizioni figurative, paesaggi e paesaggi marini. Si occupa anche di problematiche sociali, prendendosi a cuore le difficili condizioni di vita e lavoro dei contadini e dei poveri. Il suo lavoro non può essere classificato come appartenente né alla scuola romantica, all’epoca predominante, né a quella neoclassica. Courbet crede invece che la missione dell’artista realista sia la ricerca della verità, che aiuterebbe ad eliminare le contraddizioni e le disuguaglianze sociali[1].
Plage de Normandie. (c. 1872/1875). Washington D.C.: National Gallery of Art.

Per Courbet il realismo non ha a che fare con la perfezione del tratto e delle forme, ma richiede un uso del colore spontaneo ed immediato, che suggerisca come l’artista grazie all’osservazione diretta ritragga anche le irregolarità della natura. Ritrae la durezza della vita e, così facendo, sfida il concetto di arte accademico tipico della sua epoca, attirando su di sé la critica di aver deliberatamente adottato una sorta di “culto della bruttezza”.

Honoré Daumier

Honoré Daumier (Marsiglia, 26 febbraio 1808 – Valmondois, 10 febbraio 1879) è stato un pittore, scultore, litografo e caricaturista francese. È noto soprattutto per le sue vignette di satira politica realizzate con la tecnica litografica.

Altre info

 

 

 

Jean-François Millet

Jean-François Millet (Gréville-Hague, 4 ottobre 1814 – Barbizon, 20 gennaio 1875) è stato un pittore francese.

All’inizio della carriera, Millet si dedicò ai ritratti, un genere sempre richiesto, che gli permetteva di guadagnare il minimo per vivere. Adeguandosi alle mode, tentò anche un genere che richiamava il rococò del XVIII secolo: rappresentò scene mitologiche e allegoriche, con scene campestri spensierate.

Dal 1850 si cimentò con le incisioni: dopo i primi esperimenti necessari a prendere padronanza con la tecnica, eseguì stampe tratte da suoi dipinti, ma anche riprendeva nei quadri soggetti già incisi.

Nel periodo di Barbizon, si dedicò a rappresentazioni di scene agresti a metà strada tra il naturalismo e il realismo: i protagonisti dei suoi dipinti, contadini o persone delle classi più umili, sono ritratti con una grande dignità e forza d’animo. Sono queste le opere che vennero più volte riprese da artisti come Vincent Van Gogh e Salvador Dalí.

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Incontro giovedi 23 febbraio 2012

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La prima lezione del ciclo di incontri riguarderà il “REALISMO

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Il Realismo è una corrente artistica sviluppatasi in Francia nel XIX secolo e che vede in Gustave Courbet il suo principale esponente.
Intorno al 1840, nasce in Francia il Realismo, un movimento pittorico e letterario che trova le sue radici nel positivismo, un pensiero filosofico che studia la realtà in modo scientifico. Il Realismo tentava di cogliere la realtà sociale; si voleva rappresentare una realtà cruda e nuda con meno allegorie e più attenzione verso i dati di fatto. Esso si fa più acceso negli anni successivi alla rivoluzione del 1848, che aveva risvegliato aneliti democratici in tutta Europa, arriva ai suoi massimi nel periodo del Secondo Impero, caratterizzato da un forte sviluppo economico e tecnologico della borghesia e dalla conseguente mentalità imprenditoriale.
La parola “Realismo” generalmente indica la traduzione fedele delle qualità del mondo reale nella rappresentazione artistica.

Maggiori informazioni: Realismo Pittorico