Archive for gennaio 25th, 2019
Incontro con Gabriella La Rovere
In margine all’incontro con l’Autrice del libro “Alice e altre storie” di Gabriella La Rovere riportiamo di seguito uno stralcio degli interventi della gradevole serata.
*Parlaci un po’ di te
+ Sono un medico con una sola paziente, ho avuto la fortuna di avere una paziente assoluta, mia figlia. È grazie a lei che sono in qualche maniera esperta di malattie rare e di autismo, ed essendo anche giornalista, ho potuto parlare di questa malattia in tempi nei quali non se ne parlava ancora. Ho potuto fare programmi televisivi che sono andati in onda sul satellite (Rai Educational) perché al tempo non c’erano alternative. Pur essendo laureata in medicina ho sempre scritto, anche da bambina leggevo e scrivevo molto. Nel momento che mi sono trasferita in Umbria, circa 10 anni fa, ho lasciato completamente il lavoro e mi sono dedicata completamente alla scrittura.
* Hai scritto anche dei monologhi per teatro, come è nata questa passione, se così la possiamo definire
+ È stato un puro caso perché quando ho scritto il primo libro “L’orologio di Benedetta”, in attesa della sua pubblicazione, per più di un anno, i miei amici che non mi sopportavano più mi hanno consigliato di creare un pezzo teatrale. Dopo averlo completato l’ho proposto a diverse attrici perché si trattava di un monologo di una donna, di una donna che ero io. Non ricevendo nessuna risposta, a Natale i miei amici, per passare un po’ di tempo, mi hanno proposto di leggerlo. Furono tutti concordi nel dire che per come lo stavo leggendo, potevo direttamente interpretarlo a teatro e così è stato. Siamo andati allo sbaraglio, ho recitato come se nella vita non avessi fatto altro. Ho fatto 44 repliche e ho scoperto un lato del mio carattere che non conoscevo. Quando vado sul palcoscenico mi trasformo.
* Come è nata l’esigenza di scrivere un libro di racconti
+ Io la notte dormo molto poco, studio e scrivo fino al sorgere dell’alba. In una di queste notti sono andata sul sito del quotidiano La Stampa dove si trova l’archivio storico del giornale. Sono andata a vedere gli avvenimenti del giorno della mia nascita anche perché, quel giorno, era collegato ad una serie di eventi che mi erano stati raccontati dai miei genitori. Sono nata appena finito il festival di San Remo, aveva vinto Domenico Modugno, e mia madre in sala parto ascoltava la sua canzone. Il mio nome Gabriella è venuto fuori perché non sapevano come chiamarmi e sfogliando il giornale hanno trovato la notizia che Gabriella di Savoia si era fidanzata con lo Scià di Persia contro il volere del Papa perché lui era divorziato. E tutti questi ricordi, narrazioni familiari, si ritrovavano nella lettura dell’archivio storico. Tra gli articoli che stavo leggendo, ogni tanto comparivano dei trafiletti con piccole storie che erano di una bellezza incredibile, meritavano una seconda possibilità perché erano sicuramente sfuggiti alla maggior parete dei lettori. Le ho trasformate poco, cambiando i nomi e gli ho dato una nuova vita.
* La storia di Alice
+ La storia di Alice è il monologo di una matta, ma in realtà questa storia mette insieme storie che ho ascoltato nei pazienti psichiatrici, perché come volontaria porto avanti da 5 anni un laboratorio di lettura ad alta voce per i pazienti psichiatrici del centro di salute mentale. Le loro storie mi hanno portato a creare la figura di Alice.
* Tra i racconti ce n’è qualcuno a cui tieni particolarmente
+ Dunque “Il cinematografo” è un ricordo della mia infanzia, mio nonno era di Tropea, quindi sono di origini calabrese, e negli anni ’70 (del novecento) viene la prima troupe cinematografica, un evento che aveva mobilitato tutto il paese e soprattutto noi ragazzi. “Burocrazia”, un racconto breve ma è una storia vera di un’assurdità inenarrabile, poi c’è “I fiori che non raccolsi” un amore che va oltre la morte. La storia di un uomo scappato dal manicomio negli anni ’60, quando lo riprendono lui chiede di andare al cimitero e trovano la tomba della moglie coperta completamente di fiori.