22 febbraio 2022 – Incontro gruppo di lettura

Un nome e un cognome: Oliva Denaro.

Occhi come foglioline, labbra a cuore e sopracciglia folte. È bella, e ancora non lo sa.

Una bambina alla fine dell’infanzia, poco prima dell’arrivo del “marchese“. Non lo preferirebbe, Oliva, il sangue. Vorrebbe restare per sempre piccola, perché lo sa che “le donne sono come le brocche: chi le rompe, se le piglia”. O, almeno, così dice sua madre.

Ma non si può evitare. E così, appena diventa “signorina”, Oliva sta come sotto una tettoia durante un temporale: “Non mi allontano per non bagnarmi”. Cerca di non macchiarsi, di non farsi notare, di comportarsi come si deve. Contro la paura e contro le difficoltà ha un antidoto: correre forte e salmodiare in latino.

Leggere, studiare e fare la brava. La sua è una vita antica, semplice, contadina, scandita da leggi patriarcali e dal pudore dall’educazione cattolica – il rosario sgranato, i misteri dolorosi, Cristo pietà. Una vita come tante, simile a quella di tutte le bambine e le ragazze e le donne del piccolo paesino di Martorana, una vita che, però, viene resa speciale dalle parole.

A Olivia Denaro piacciono molto le parole, specialmente quelle più difficili, quelle che nessuno conosce. Perché la parola, come la cultura, “salva e porta lontano”. Eppure non basta questo a tenerla al sicuro, a evitare che succeda l’irreparabile – “le donne sono come le brocche” -, a comprometterla, facendola finire in mille pezzi.

Non basta perché niente basterebbe a scardinare un sistema maschilista, in cui le donne, anche quando sono vittime, vengono considerate complici, consenzienti, colpevoli.

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