Libro in lettura – 5 novembre 2019 – GdL
Storie da ridere per non piangere. Una lingua tenera e sorprendente che mai diventa virtuosismo, ma è sempre al servizio della bellezza dei luoghi e delle persone, del racconto di una Storia vista dalla parte degli ultimi. Un finissimo umorismo con venature nere ma sempre gentili.Un monte d’arenaria (che poi non è neanche un monte: 200 m slm il punto più alto): la prima altura che s’incontra scendendo dalla pianura padana, 60 km prima del monte Conero, lungo la costa adriatica. Con un versante, detto le Rive, che guarda verso nord-est, esposto ai venti di maestro, bora, greco e levante; l’altro, verso sud-ovest, benedetto dal sole e dalla storia.Un mondo piccolo, di pochi chilometri quadrati (l’Adriatico da una parte, i fondali dell’Appennino dall’altro) coltivato a mezzadria, pieno di personaggi, carico d’amore, di rabbia e d’ingiustizia. Nessuna indulgenza per come si stava bene una volta, per il pane fatto in casa: neanche per le lucciole. Storie da ridere per non piangere, da tramandare da padre in figlio: nella fattispecie un lascito da nonno a nipote, nella speranza che le parole sommerse siano ancora comprensibili.«Teobaldi non scrive parole: le adotta, le alleva e le accudisce così quando viene il momento di impiegarne una risponderà docilmente alla chiamata dello scrittore». Stefano Bartezzaghi«Per Teobaldi la realtà che ci circonda è piena di miracoli. Per nutrirsene, bisogna tenere i sensi all'erta e imparare le parole giuste per "dirli". Così come bisogna saper nominare la vita della gente umile e anonima, che svolge al meglio il proprio dovere e sopporta in silenzio le peggiori disgrazie».
Franco Marcoaldi
Valeria Gramolini: un libro interessantissimo, che parla dei mutamenti del nostro territorio (il San Bartolo di Pesaro) con la lingua perfetta di un insegnante di lettere ed affermato scrittore, coniugando storia, geologia, antropologia,ricordi e sentimenti.. Un libro per chi ama le tradizioni ed assiste allo scorrere del tempo con il desiderio di trasmettere qualcosa del mondo che fu alle nuove generazioni.
Lo fa senza la classica retorica dei libri di memoria ma piuttosto con lo sguardo un po' ironico e disincantato di chi ha conosciuto le cose della vita e, pur sperando, non si fa troppe illusioni. Lo potete trovare in biblioteca e già da ora vi invitiamo a non perdere l'incontro, a gennaio, con questo autore.
Nell'attesa invitiamo tutti ad un altro incontro con un autore che è venuto a trovarci in passato: Adrian Bravi. Troverete presto le locandine di riferimento. Anche in questo caso l'attenzione è rivolta alla memoria, al passato ed a quelle lingue dell'anima ( idiomi o dialetti che siano) che scompaiono dal vissuto degli uomini quando le relazioni tra coloro che le parlavano vengono meno. Due libri insomma che ci invitano a riflettere sulla trasformazione della comunicazione innescata dai mutamenti socio-economici, che stravolgono non solo la forma dei linguaggi ma anche le affettività e le emozioni che ad essi si legavano. Una occasione di confronto da non perdere.