Qualche notizia relativa all’argomento e ai pittori di cui si parlerà nel prossimo incontro.
Rinviato al 15 novembre sempre alle ore 21
Divisionismo
Il Divisionismo è un movimento pittorico italiano sviluppatosi a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Il Divisionismo nasce essenzialmente dall’Impressionismo e ne sviluppa ulteriormente la ricerca sulla scomposizione dei colori e della luce. La sua tecnica innovativa, prende spunto dalle teorie ottiche di Chevreul, Sutton e Road, e scaturisce dall’esigenza di rappresentare il vero attraverso gli effetti della luce del sole. I pittori che aderiscono al Divisionismo accostano pertanto i colori puri e li applicano sulla tela a piccoli tratti o a puntini (puntinismo), lasciando che sia l’occhio dello spettatore a ricomporli. Diffusosi in più parti d’Italia ma con principale centro artistico a Milano, nacque ufficialmente nel 1891, quando le prime opere divisioniste vennero esposte all’esposizione Triennale di Brera dove viene esposto il quadro “Le due madri” di Giovanni Segantini. Pur essendo in sintonia con il puntinismo, a differenza dell’esperienza francese che era particolarmente attenta agli aspetti scientifici della tecnica, il divisionismo ne mise in evidenza soprattutto il carattere artistico e simbolico. Era però la natura il soggetto che guidava i divisionisti, tra i cui protagonisti fu il pittore, teorico e mercante d’arte Vittore Grubicy de Dragon che, grazie alle conoscenze del mercato europeo, ne diffuse l’opera all’estero. Dopo varie esperienze anche Giovanni Segantini arriva al Divisionismo raffigurando nelle proprie opere un’atmosfera colma di luce e una natura incontaminata. Dopo aver affrontato in diversi modi il tema della luce, anche Plinio Nomellini giunge al divisionismo, così come Giuseppe Pellizza da Volpedo e Angelo Morbelli cercano di rappresentare le loro reali tematiche sociali con una fitta rete di pennellate eseguite a tratti e minuscole linee che è propria del Divisionismo
Gaetano Previati (Ferrara 1852 – Lavagna Ge 1920)
Un articolo di Boccioni dedicato a Previati (pubblicato il 26 marzo 1916) :“Quando finirà questa infame noncuranza, questa vergognosa incoscienza artistica e nazionale verso il piú grande artista che l’ Italia ha avuto da Tiepolo ad oggi?… L’opera di Gaetano Previati è di una vastità e di un valore che sconcertano… Previati è il solo grande artista italiano, di questi tempi, che abbia concepita l’arte come una rappresentazione in cui la realtà visiva serve soltanto come punto di partenza. Egli è il solo artista italiano che abbia intuito da piú di trent’ anni che l’arte fuggiva il verismo per innalzarsi allo stile. Gaetano Previati è stato il precursore in Italia della rivoluzione idealista che oggi sbaraglia il verismo e lo studio documentato del vero. Egli ha intuito che lo stile comincia quando sulla visione si costruisce la concezione, ma mentre la sua visione si è rinnovata nella modernità, la concezione è rimasta, come ossatura, al vecchio materiale elaborato del Rinascimento italiano…”
Previati affronta, in modo originale e anticonvenzionale, i soggetti già consacrati dalla tradizione classica e romantica di carattere storico, letterario, religioso ed esotico. Si interessa, con un numero ridotto di opere, anche al paesaggio, alla natura morta e ai ritratti, sviluppa temi nuovi di natura mistico-simbolica inserendosi nel filone del Simbolismo europeo e negli ultimi anni di attività dipinge anche opere legate al progresso moderno in sintonia col clima del Futurismo.
Questo ampio quadro tematico indica la sua disponibilità a sperimentare tutta la gamma comunicativa nel desiderio, forse, di ottenere comprensione, riconoscimenti e successo da parte del pubblico e della critica.
Spesso in età matura replica quadri precedenti usando la tecnica divisionista per attribuire ai vecchi soggetti nuovi significati di carattere simbolico.
Predilige in genere il quadro di grande formato spesso nella dimensione del trittico (smembrati per scopi commerciali).
Giovanni Segantini (Arco 1858 – Engadina 1899)
Fu il maggior pittore divisionista italiano. Allievo all’Accademia di Brera di Milano, fu influenzato dall’ultimo romanticismo lombardo di T. Cremona. Ritiratosi in Brianza (1881-86)svolse una tematica agreste, che lo mostra inserito nel ceppo del naturalismo, e approfondì lo studio della luce. Adottò in pieno la tecnica divisionista, senza però rinunciare alla plasticità e alla rappresentazione. In opere quali Ragazza che fa la calza (1888, Zurigo, Kunsthaus), Le due madri e L’angelo della vita (1889 e 1894, Milano, Galleria d’arte moderna), a filamentazione del colore in toni puri e sottilmente accostati per ricreare la luminosità solare è associata a interessi allegorici e simbolistici promossi da uno spiritualismo un po’ decadente. Una vera e propria svolta in questa direzione divenne evidente soprattutto nelle opere dell’ultimo periodo (1894-99), trascorso a lavorare nelle valli alpine dell’Engadina, dove il simbolismo del tema della montagna si esprime figurativamente nella tendenza a ridurre la composizione a effetti decorativi di gusto quasi floreale (L’amore alle fonti della vita, 1896, Milano, Galleria d’arte moderna; Trittico delle Alpi: la Natura-la Vita-la Morte, 1899, incompiuto, Sant Moritz, Museo Segantini).
Giuseppe Pelizza da Volpedo (Volpedo 1868 – ivi 1907)
A Milano, dove studiò all’accademia di Brera, fu influenzato dalla Scapigliatura e da D. Ranzoni; a Bergamo fu allievo di C. Tallone e a Firenze (1893-95) frequentò S. Lega e P. Nomellini. Interessato al realismo sociale e a B. Lepage, divenne noto con Fienile (esposto a Milano nel 1894) dove sperimentò la tecnica divisionista, suggestionato da A. Morbelli; aderì poi al Simbolismo, influenzato da G. Previati (Lo specchio della vita, 1895-98). Attento alle problematiche sociali e ispirandosi a E. Longoni, realizzò Ambasciatori della fame (1891-92), poi Fiumana (1896, Torino, coll. privata) e infine Il cammino dei lavoratori o Quarto stato (1896-1901, Milano, Galleria d’arte moderna), di cui sono notevoli anche i bozzetti e i disegni preparatorî. Ricordiamo ancora Il sole nascente (1904, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna), opera che testimonia l’adesione al divisionismo di G. Balla.